di Alessandro Bruni.
Il dibattito tra ricerca e tecnologia da una parte e società dall'altra si è fatto molto stringente in tempo di pandemia. Oggi cercare di comprendere le ragioni di tutte le parti è difficile a causa di una dose massiccia di ideologia pro e contro le scienze mediche esacerbata socialmente dalle condizioni di paura, necessità, governo sociale. Come è noto sono fiorite diverse ribalte mediatiche in cui il tema è stato trattato in genere con esagerazione, con negazionismo, con comunicazione spesso fallace, con impedimenti reali e impedimenti individualistici, ideologici e partitici. Non voglio certo qui ritornare su un tema che è stato anche presente in questo blog con vari post mirati ad un equilibrio possibile (o almeno lo spero). Nella mia consueta ricerca di approfondimenti sul tema sanità ho dapprima trovato un libro (Il Pensiero Scientifico Editore 2015) che reputo molto interessante. Ha il grande pregio di essere stato pubblicato in epoca non covid, quindi non ha dovuto affrontare il problema sanità alla luce dell'emergenza pandemica. E' un esposto lineare che affronta il malgoverno della sanità pubblica e della ricerca medica che vale ancora oggi. Il secondo libro di cui ho avuto notizia è di prossima pubblicazione (Il Mulino Editore 2022) e del quale c'è una anticipazione con una recensione-intervista a Silvio Garattini, uno dei più noti farmacologi italiani che ne è coautore. Mi è sembrato opportuno di entrambi fare una sintesi di confronto per cercare di chiarire il dibattito corrente tra società e farmaci sottolineando gli aspetti tra un ieri e un oggi, giusto per capire.
Come prevenire illegalità e corruzione nel sistema sanitario e sociale. A cura del gruppo di lavoro Illuminiamo la salute. Il Pensiero Scientifico Editore 2015. A seguire sintesi per punti mirati alla situazione attuale. Per una disamina più precisa si consiglia la lettura del libro completo.
Salute, integrità, sostenibilità, diritti e rischio: sono le cinque parole chiave da tenere sempre presenti se si vuole contribuire a costruire un sistema sanitario e sociale incontaminato, dove illegalità e corruzione sono allontanate e respinte dai comportamenti quotidiani di tutti gli operatori e di tutte le persone coinvolte, dai politici ai giornalisti, dai ricercatori ai pazienti. Sono parole che devono restare scolpite nella mente di tutti gli operatori e devono influenzare il modo in cui affrontiamo la sfida della promozione dell’integrità e della prevenzione della corruzione nel sistema di tutela della salute.
Il sistema sanitario italiano
La presenza, dal 1978, di un sistema sanitario universale, solidale e globale nella copertura e di un sistema sociale garantito attraverso un’organizzazione dei servizi decentrata a livello locale hanno permesso al nostro Paese di raggiungere ottimi livelli di salute per la popolazione a fronte di una spesa inferiore rispetto a quella di Paesi con caratteristiche socio-economiche simili al nostro. Ancora, recenti studi dimostrano che l’Italia, a fronte di un sistema sanitario che garantisce ottimi livelli di salute, presenta una spesa sanitaria sensibilmente inferiore rispetto ai maggiori Paesi europei.
Le condizioni di rischio del sistema sanitario
Due importanti condizioni di rischio specifiche del sistema sanitario sono l’asimmetria informativa e il conflitto di interesse. Soffermiamoci sulla prima dato che ha rilievi sull'impatto sociale della pandemia attuale. L’asimmetria informativa si verifica quando la relazione tra due soggetti è caratterizzata da un livello differente di competenze: un soggetto (possiamo pensare alla figura del medico) possiede molte più informazioni e competenze rispetto ad un altro soggetto (ad esempio, il paziente) che necessita delle informazioni del soggetto più competente per affrontare un determinato problema di salute. Il paziente, al fine di risolvere il suo problema di salute, affida al medico la tutela del suo interesse, ovvero giungere a una soluzione diagnostica o terapeutica grazie alle competenze, all’esperienza, alle informazioni in possesso del medico stesso. Il divario fisiologico di informazioni e competenze costituisce una condizione di rischio per fenomeni di opacità o illegalità.
Il mondo della ricerca scientifica
Il comportamento dei clinici dovrebbe essere guidato dai risultati delle più recenti evidenze scientifiche. Se i risultati delle evidenze vengono alterati, l’impatto clinico sui pazienti è rilevante. Se l’agenda della ricerca è condizionata da interessi diversi dal miglioramento della salute e delle cure per i cittadini, l’intero sistema rischia di perdere credibilità. Una società artificialmente medicalizzata può determinare una medicina che trasforma i fattori di rischio in condizioni di malattia, alimenta la sovradiagnosi e, per quelle patologie che non possono indurre consumi diagnostici o terapeutici elevati, favorisce paradossalmente il sotto-trattamento. Il danno economico legato ai condizionamenti della ricerca è difficile da stimare, si valuta che si aggiri sul 30% della spesa sanitaria totale.
Il ruolo dell’informazione e della comunicazione scientifica
Ogni anno (dati 2014), a livello mondiale quasi 30 mila riviste mediche pubblicano 1.800.000 articoli prodotti da 8 milioni di ricercatori e di clinici. Nell’arco di pochi anni si è passati da un’attività che aveva come solo obiettivo la crescita culturale della comunità scientifica a un’impresa a carattere prevalentemente commerciale che ha come primo scopo quello di supportare l’establishment accademico. L’informazione medico-scientifica è nelle mani di un’editoria specializzata che nella quasi totalità dei casi ha come finalità il profitto. Se la salute non è una merce, il sapere utile a mantenere sane le persone o a curare i malati lo è diventato. L’industria farmaceutica fa ricerca principalmente per rispondere alle aspettative dei propri azionisti e spesso queste attese non coincidono con quelle dei pazienti, dei loro familiari o del personale sanitario che deve utilizzare i risultati degli studi per migliorare la qualità dell’assistenza.
Molta ricerca, poca innovazione
La finalità dei periodici di settore (purtroppo anche di quelli più noti) è troppe volte quella di enfatizzare l’efficacia di nuove terapie, di sottolineare in modo strumentale l’utilità di strategie di medicina preventiva e, più in generale, di accentuare i benefici che le novità tecnologiche (dai medicinali ai dispositivi medici) garantirebbero alla nostra salute. Purtroppo, non tutte le novità riescono a garantire cambiamenti rilevanti e positivi. Che la vera innovazione sia scarsa lo è noto e seppure disdicevole è anche assunto come un inevitabile commistione di economia, mercato ricerca e salute. In troppi casi la definizione delle priorità (il decidere cosa studiare) e dei metodi di analisi (la scelta di come studiare) è guidata da interessi diversi dal bene dei cittadini. Interessi non solo di tipo commerciale, ma anche accademico, politico o religioso.
Silvio Garattini e Caterina Visco. Brevettare la salute? Il Mulino editore (2022, il libro sarà nelle librerie dal 13 gennaio). Intervista di Alex Saragosa. La salute è una merce venduta a caro prezzo. Il venerdì del 7 gennaio 2022. A seguire sintesi per punti mirati alla situazione attuale. Per una disamina più precisa si consiglia la lettura dell'intervista e del libro completo.
(da quarta di copertina) La salute è un diritto di tutti: un accesso universale alle cure è necessario e possibile L'epidemia da Covid-19 e la discussione che si è sviluppata attorno alle licenze sui vaccini, ci hanno drammaticamente mostrato che il nostro sistema economico, e in particolare l'istituto del brevetto e della proprietà intellettuale in campo medico, richiedono un prezzo alto da pagare in termini di monopoli e di disuguaglianze. E possibile immaginare un futuro in cui tutti possano godere dei frutti della scienza e della tecnologia eludendo il salato pedaggio che il mercato ci chiede? E possibile ripensare la brevettabilità di ciò che è necessario alla salute? Tra ricette immediatamente attuabili - purché la politica lo consenta - e soluzioni visionarie quasi ai limiti dell'utopia, la riflessione di un grande farmacologo su uno dei temi più urgenti del nostro tempo.
Stralci raccolti dall'intervista a Silvio Garattini da Alex Saragosta. Per leggere l'intervista completa si veda il Venerdì del 7 gennaio 2022
- Saragosta. Che bilancio possiamo fare della farmacologia?
- Garattini. Da un punto di vista scientifico credo che abbia ben mantenuto ciò che mi aspettavo da studente negli anni 50: vaccini e antibiotici hanno fatto quasi sparire le malattie infettive, mentre si sono trovate terapie efficaci per tantissime patologie prima incurabili, compresi molti tumori.
- Saragosta. Che c'è di male nel considerare un farmaco una merce?
- Garattini. Le medicine sono una merce, ma particolare: meno se ne usa e meglio è. Se diventano un oggetto di marketing e il loro successo di misura dai profitti che generano, si hanno distorsioni pericolose. Vendere tanti farmaci andrebbe considerato un fallimento della medicina, che prima di tutto dovrebbe spingerci a prevenire le malattie ... L'illusione che i farmaci possano tutto, è anche una delle cause della perdita di autorevolezza dei medici: quando, come per il Covid, si scopre che non è così, la gente si sente tradita.
- Saragosta. Quindi è a questo che si riferiscono i no-vax?
- Garattini. In parte, ma ricordo che ce n'erano molti anche ai tempi delle vaccinazioni di massa contro la polio. Certo, oggi a moltiplicarne il numero è la comunicazione senza mediazione scientifica consentita dai social.
- Saragosta. Quando è cominciata la degenerazione commerciale dell'industria farmaceutica?
- Garattini. Alla fine degli anni '70, con la concessione dei brevetti sui nuovi medicinali, che consentono, producendoli in esclusiva, di fare per venti anni enormi profitti.... Oggi il brevetto viene concesso troppo facilmente: basta cambiare un po' il principio attivo e ... ci sono anche venti "farmaci fotocopia", mentre ne basterebbe uno.
- Saragosta. Però l'industria sostiene che il brevetto sia indispensabile per coprire le spese dell'innovazione.
- Garattini. E' una leggenda: circa il 70 per cento dei farmaci brevettati nei passati dieci anni non presenta vantaggi sugli esistenti.
- Saragosta. Un caso che si sta ripetendo su scala maggiore con i vaccini per il Covid-19.
- Garattini. Esatto, gli Stati dovevano obbligare i detentori dei brevetti non tanto a cederli, che serve a poco se non spieghi come produrre il vaccino, quanto a concedere delle licenze di fabbricazione ad aziende in giro per il mondo, così da avere dosi a prezzi bassi, sufficienti a coprire tutta l'umanità. Non si è fatto ed ora l'Africa, vaccinata solo al 7 percento, sta divenendo un focolaio di nuove varianti ...
- Saragosta. Ma sarà possibile fare questa rivoluzione, vista la potenza di fuoco lobbistica contraria?
- Garattini. Non sono così ingenuo da pensare che sarà un percorso facile, ma conto che l'esperienza della pandemia ci abbia aperto gli occhi ...
A seguito di queste letture, noi cittadini cosa possiamo fare?
Poche cose ma assai importanti, sia come singoli e sia come associazioni sociali per avere un sistema sanitario più efficiente, flessibile e non troppo oneroso, giusto quello che si raccomandava da Illuminiamo la salute nel 2015:
- Usare la trasparenza delle aziende sanitarie e delle realtà sociali per conoscere meglio i servizi e partecipare in modo critico e costruttivo alla vita delle aziende sanitarie;
- Favorire la trasparenza delle associazioni di pazienti (su finanziamenti, organi decisionali);
- Lavorare sui temi dell’integrità, dell’etica e del prendersi cura dell’altro dentro le singole associazioni di pazienti, sindacati e altre rappresentanze;
- Promuovere iniziative per la diffusione di sani stili di vita, di sostegno alla cronicità e della medicina territoriale;
- Favorire un uso appropriato degli interventi sanitari chiedendo sempre ai medici e agli operatori sanitari di essere informati nel dettaglio sugli interventi che ci vengono proposti (ad esempio, non firmare in bianco i consensi informati);
- Sostenere e partecipare a processi di valutazione dei servizi sanitari delle nostre realtà;
- Sostenere la buona politica, che si occupa più della salute dei cittadini che del potere legato ai servizi sanitari.
Parrebbe poco e invece è tanto: oggi è di tutta evidenza dopo il perdurare della pandemia.
scritto da Alessandro Bruni