di Stefano Allievi. Sociologo del mutamento culturale.
La bioetica non è una disciplina per specialisti. Quando si traduce in casi concreti, diventa un fatto popolare, che ci trascina in discussioni appassionate, schieramenti contrapposti, scontri di valori. È per questo che ci ricordiamo i nomi di Eluana Englaro, di Piergiorgio Welby o DJ Fabo. Perché in quei casi il paese si divise, e discusse per mesi, a tutti i livelli: dal parlamento al tinello di casa. Ed è interessante che le divisioni non furono per schieramenti presunti (cattolici contro non credenti, destra contro sinistra): i sondaggi dell’epoca testimoniano una divisione per motivi di coscienza, a seguito di riflessione individuale – tanto che anche i cattolici, i non credenti, la destra e la sinistra si divisero al loro interno. C’è un motivo per cui questo accade: i casi concreti ci costringono a chiederci cosa faremmo al posto delle persone coinvolte: persone come noi. Cosa avremmo fatto al posto di Beppino Englaro? Avremmo lottato per togliere nostra figlia da un innaturale attaccamento (non terapeutico, poiché non in grado di curare) a una macchina? E al posto di Welby, malato di distrofia muscolare? Avremmo chiesto di essere aiutati a morire?
scritto da Stefano Allievi, pubblicato nel blog dell'autore e in Corriere della sera – Corriere del Veneto del 21 gennaio 2022
segnalato da Alessandro Bruni
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