riportato da Paolo Zambaldi il 5 gennaio 2022, tratto dalla pubblicazione di José Marìa Vigil in Adista Documenti n.1 del 30 dicembre 2021
Recentemente un’inchiesta sulla religiosità in Francia ha rivelato un risultato sorprendente: il 51% dei francesi non crede più in Dio. E il titolo giornalistico più ricorrente è stato: la Francia non è più religiosa, ma atea.
Non credo sia adeguato utilizzare questi termini, parlare di una Francia «atea»… È vero che le persone atee non credono in Dio, ma oggi non è più vero il contrario, e lo è sempre meno. In effetti, vi sono sempre più persone che non credono in Dio, ma che non rientrano nelle definizioni classiche dell’ateismo. Per esempio, l’«ateismo con spirito» di Comte Sponville, la crescente ricerca di spiritualità umana, molte forme attuali di umanesimo e, naturalmente, la corrente post-teista non sono riconducibili al comune concetto classico di ateismo.
Bisognerebbe verificare, con inchieste più precise, se quello che maggiormente sta crescendo in Francia – e in tanti Paesi d’Europa, e anche al di fuori del continente – sia l'”ateismo” o non piuttosto il “post-teismo» (che chiamiamo anche “non teismo”), ossia l’abbandono del teismo, semplicemente, senza l’adesione delle persone alle posizioni del classico, plurisecolare e combattivo “ateismo” riduzionista.
segnalato da Alessandro Bruni