di Redazione di Valigia blu, tratto da The Atlantic
La variante Omicron è meno grave per le singole persone ma è disastrosa per il sistema sanitario di cui ha bisogno chi si ammala. Ancora una volta, il rischio personale è in contrasto col rischio collettivo, con il primo che non ci permette di capire la portata del secondo. Le riflessioni di Ed Yong sul sistema sanitario americano valgono in buona parte anche per quanto sta accadendo da noi in Italia, fatte le dovute differenze di contesto e di numeri.
Sebbene meno grave, Omicron si sta diffondendo a una velocità tale da inondare di persone gli ospedali, che fanno sempre più fatica a sostenere il peso del numero dei pazienti e a garantire tutti gli altri servizi. Anche se la percentuale di persone che sviluppano forme gravi della malattia è più bassa, i numeri assoluti dei malati sono ancora alti perché la nuova variante si diffonde molto rapidamente.
L'intero sistema sanitario è in tensione. Se più farmacisti si ammalano, meno persone possono sottoporsi ai test o richiedere medicinali, e un numero maggiore di malati finisce in ospedale. Più malati ci sono, maggiore è il numero di posti occupati, più a lungo durano i ricoveri, minore diventa la capacità di fornire assistenza. Se tra gli ammalati ci sono medici, infermieri e tecnici di laboratorio, si riduce la possibilità di assistere chi ha bisogno, i test vengono processati in ritardo, gli ospedali vanno in affanno. A due anni dall'inizio della pandemia, il sistema sanitario dipende ancora una volta dall'appiattimento della curva dei contagi.
segnalato da Alessandro Bruni