di Luigi Viviani. Sguardi al futuro politico. 20 febbraio 2022.
Tra le novità recenti delle vicende collettive del nostro Paese c’è certamente la ripresa di un movimento di protesta da parte degli studenti, in diverse decine di città nel Paese. I motivi della protesta, essenzialmente contro il governo, riguardano una pluralità di motivi che si sono via via aggiunti in relazione a diversi accadimenti che si sono succeduti. Il punto di partenza è che questa generazione di studenti è stata negli ultimi anni, pesantemente segnata, dalla drammatica realtà della pandemia.
Una doppia contaminazione negativa che ha determinato solitudine, depressione, aggressività, incertezza nella vita di giovani, e discontinuità, sconvolgimento dei programmi educativi, discontinuità e disagi psicologici con la dad, con riduzione dell’apprendimento nella esperienza di studenti. Di fronte a tali effetti la mobilitazione nelle piazze ha significato un forte rivolta contro questo stato e di cose con duri attacchi al governo, una serie di rivendicazioni relative all’esame di maturità riducendo le prove scritte, e valutando i crediti in relazione alle conseguenze negative subite.
Successivamente lo scontro ha riguardato anche le esperienze di alternanza scuola-lavoro in seguito alla morte di due studenti, Lorenzo Perelli di 18 anni e Giuseppe Lenoci di 16, durante del loro tirocinio per cause che appaiono non direttamente legate alla loro attività formativa. La prima reazione del governo alle manifestazioni di piazza, da parte del ministro dell’Interno Lamorgese, è stata negativa, con una consistente distribuzione di manganellate delle forze dell’ordine agli studenti, sulla base della giustificazione che ci sarebbero state infiltrazioni estremiste.
Certamente, come dimostra l’ultimo assalto alla sede della Confindustria durante la manifestazione di Torino, queste ci sono state, ma il rifiuto di questa strumentalizzazione da parte degli studenti è stata netta. La risposta del ministro Bianchi è stata di rinnovata attenzione alle richieste degli studenti con alcune assicurazioni circa il modo di affrontare la scadenza degli esami di maturità, e lo stesso premier Draghi, parlando direttamente agli studenti in Puglia, ha riconosciuto la fondatezza delle loro richieste e ha affermato che le loro aspirazioni e attese sono al centro dell’azione di governo.
Ma, al di là dei contenuti specifici dello scontro, ciò che preoccupa è il contesto generale e le prospettive future che stanno di fronte agli studenti. Il primo elemento è che, con la pandemia, la scuola italiana esce ancora più in crisi rispetto alla situazione precedente. Nella strategia educativa, nel ruolo e qualità degli insegnanti, nell’interesse e fiducia degli studenti, e più in generale, nella sua funzione rispetto ai problemi del Paese. L’esperienza della dad, da interessante innovazione consentita dalla tecnologia, si è sempre più trasformata in incubo pedagogico da evitare. Nell’organizzazione delle strutture e degli insegnanti sono riemersi vecchi vincoli burocratici e spinte corporative accarezzate dalla politica.
Si è creato negli studenti un clima di incomprensione per quanto la scuola fa, per cui si manifesta, oltre che per le giustamente inaccettabili morti di due giovani durante l’alternanza scuola-lavoro, anche contro lo stesso percorso che rappresenta, pur con qualche limite, una via indispensabile per avvicinare i due mondi ai fini di una occupazione di qualità. Una scuola in queste condizioni risulta sempre più inadeguata a raggiungere gli obiettivi di scolarizzazione, nei diversi gradi, pari alla media europea, e offrire livelli di cultura generale e specialistica per inserirsi positivamente nella società e nel lavoro di oggi e di domani.
Oltre i limiti della scuola pesa sulla vita dei giovani studenti soprattutto l’incertezza del futuro. Pesa il doversi inserire in un lavoro in gran parte precario, di professionalità medio-bassa e di incerta sicurezza, mentre per le poche, nuove professionalità qualificate non si è statti adeguatamente preparati. Pesa il limite di una società che cerca di costruire il proprio benessere pensando a sé stessa qui e ora, trascurando le prospettive future. Pesa una frattura generazionale alla quale nessuno sembra pensare.
La politica dei partiti in stato di campagna elettorale permanente ha altro a cui rivolgere la sua attenzione: il sindacato, in un Paese tra i più vecchi del mondo, pensa a ridurre l’età pensionabile a spese della tenuta futura del sistema previdenziale. Una serie di ostacoli e di mancate risposte contrarie alle loro aspirazioni che li spingono a cercare lavoro e futuro all’estero. Quindi la mobilitazione degli studenti va compresa nel suo reale significato e valore, senza facili adesioni interessate, ma favorendo modalità e obiettivi corretti, con la consapevolezza che una società che trascura l’educazione, il lavoro e il futuro dei propri giovani corre sempre più il rischio di perderli, e di ritrovarsi impoverita e disarmata di fronte al futuro.