di Cristina Giudici, pubblicato in Nuove radici del 17 febbraio 2022.
Se si parla di cittadinanza, non si può ignorare la presenza degli allievi stranieri che ha subito i drastici effetti della pandemia. Nel capitolo curato da Mariagrazia Santagati del ventisettesimo rapporto Ismu, dedicato agli alunni con background migratorio, si analizzano gli effetti collaterali della didattica a distanza. «La pratica della lingua italiana e le attività di potenziamento sull’italiano L2 si sono ridotte o interrotte, così come sono diminuiti gli spazi di interazione tra italofoni e non italofoni, cruciali per motivare l’apprendimento di una seconda lingua. Molti minori fragili, come i minori stranieri non accompagnati, hanno vissuto una sospensione dei loro percorsi di apprendimento, data la collocazione in strutture di accoglienza senza una rete Internet adeguata o viste le difficoltà delle istituzioni scolastico-formative nel rintracciarli e raggiungerli», si legge nel capitolo del rapporto Ismu dedicato alla scuola.
Gli ultimi dati sugli alunni con cittadinanza non italiana elaborati dall’Ufficio Statistica e Studi risalgono all’anno scolastico 2019/20 e attestano una presenza che ha superato le 870mila unità, incrementata rispetto al precedente di quasi 20mila alunni.
La quota di alunni con background migratorio rappresenta il 10,3% del totale degli iscritti nelle scuole italiane, dall’infanzia alle secondarie di secondo grado: la soglia simbolica dei 10 alunni con background migratorio ogni 100 è stata superata.
La crescita registrata degli alunni con background migratorio nelle scuole italiane resta problematica perché aumentano gli Early leavers from education and training (Elet) e di Neither in Employment nor in Education and Training (Neet). Le percentuali di giovani nati all’estero in queste condizioni rimangono piuttosto elevate nel 2020 e l’Italia mantiene il primato europeo rispetto a questi indicatori, si legge nel rapporto Ismu. Gli Elet nati all’estero sono il 32,1% dei 18-24enni stranieri, ovvero il triplo degli autoctoni, che si fermano all’11%. Sul fronte dei Neet, il trend dei dati che riguarda i cittadini residenti con background migratorio è preoccupante: si attesta al 36% (+4,1 rispetto al 2019).
I dati mostrano però un dato molto positivo: la crescita della presenza nei licei fra chi continua a studiare: i liceali fra gli studenti con background migratorio sono il 30,9% con 63.261 frequentanti e per la prima volta rappresentano lo stesso numero di quelli che frequentano invece gli istituti tecnici o professionali. Un cambiamento rilevante, da valorizzare. Anche se già nel corso del 2020 si è cominciato a discutere della possibile learning loss, ovvero della perdita di apprendimento per milioni di alunni a causa della pandemia che non ha risparmiato gli alunni stranieri di famiglie più vulnerabili.
«Sono state accumulate lacune cognitive e malesseri che saranno difficilmente recuperabili nel breve periodo, con un corrispondente aggravamento delle disuguaglianze scolastiche nel medio e lungo periodo, soprattutto per i bambini svantaggiati e appartenenti a minoranze etniche».
Morale: il rapporto Ismu 2021 ci conferma, dati alla mano, la complessità dell’evoluzione culturale e demografica dei nuovi italiani. In sintesi estrema: la crescita dei nuovi italiani non si ferma, nonostante una legge anacronistica. Tranne che a scuola dove – al netto dell’aumento preoccupante della dispersione scolastica – aumentano però i liceali con background migratorio. Ricordiamocene.
segnalato da Alessandro Bruni