di Giuseppe Maiolo. Psicoanalista del costume. Pubblicato nel blog dell'autore e in L'Adigetto del 15 marzo 2022.
Per coltivare la pace non serve preparare la guerra come dicevano i latini, ma si deve imparare a negoziare sempre, dalle piccole alle grandi cose.
Ci sono parole con cui descriviamo e narriamo la realtà che in certi momenti ci appartengono di più. «Conflitto» e «guerra» adesso sono termini usuali perché il martirio della popolazione ucraina e la devastazione della sua terra in queste settimane sta prevalendo su tutto.
Non è l’unica guerra che si combatte nel mondo ma questa è prossima, vicina di stanza e ci invade di terrore.
Ma usare queste due parole come sinonimi per ciò che accade tra Russia e Ucraina è fuorviante perché si tratta di una guerra devastante, di violenza distruttiva, non di un conflitto che nell’etimo vuol dire urto o scontro, dove è presente il concetto di incontro tra due parti che cercano un punto in comune.
Di certo il conflitto è luogo di opposizione e aggressività dove però si compie uno sforzo di adattamento per trovare soluzioni condivise.
segnalato d Alessandro Bruni