di Tiziana Frittelli. Presidente nazionale Federsanità. Pubblicato in Forward di marzo 2022.
Nel disegno complessivo del nuovo Servizio sanitario nazionale le priorità sono sicuramente sviluppare i servizi di assistenza sul territorio che, però, hanno una serie di vincoli che vengono dal passato. Oggi abbiamo la prospettiva del finanziamento del Piano nazionale ripresa e resilienza (Pnrr) per lo sviluppo strutturale della sanità territoriale: la missione 6 delinea proprio quello che dovrà essere il nuovo perimetro dei servizi sul territorio, ma certamente non si può non riflettere sulla carenza, per esempio, di infermieri nell’ambito delle dotazioni che sono state individuate da Agenas come standard. Il fabbisogno è di circa 20-30.000 infermieri e questo rappresenta già una prima questione sulla quale, certamente, il mondo dell’università in primis deve concentrarsi per cercare, in breve tempo, di formare i profili che dovranno poi operare nelle case di comunità, gli ospedali di comunità, le centrali di continuità assistenziale.
Un secondo problema sarà capire quali saranno i ruoli che le varie figure professionali dovranno avere, poiché vi saranno una serie di professionisti con formazione e status giuridico diversi. In questo contesto l’esempio principale è costituito dal tema della riforma delle cure primarie e quindi del coinvolgimento di medici di medicina generale, pediatri di libera scelta, specialisti ambulatoriali, unità speciali di continuità assistenziale, team creati in occasione della emergenza pandemica, ma che costituiscono una risorsa per la gestione territoriale nel prossimo futuro.
segnalato da Alessandro Bruni