di Enzo Bianchi. Monaco e saggista fondatore della Comunità di Bose. Pubblicato nel blog dell'autore del 21 marzo 2022.
I morti aumentano tra civili e giovani soldati ucraini e russi. Le popolazioni colpite dalle bombe sono disperate, in fuga ed errabonde, e le macerie lasciate dalla guerra sfigurano quelle terre. Anche se si arrivasse a un armistizio, giungerebbe troppo tardi: l'inutile strage è avvenuta e nessuno è riuscito a fermarla. Anzi, in molti modi si è alimentato il conflitto.
Nel libro Vita e destino di Vasilij Grossman, un monaco folle in Cristo rivela: "La storia degli uomini non è la lotta del bene che cerca di vincere il male, ma è la lotta del male che cerca di distruggere quel poco di umanità che continua a vivere. Ma per ora ciò che è umano non è distrutto, allora il male non vincerà!". Anche noi non sappiamo dire altro in questa terribile guerra, che vede la follia di chi ha scatenato un conflitto che non avrà vincitori.
Ma anche se rischia di interessare pochi, va denunciata la presenza di cristiani che per vocazione dovrebbero essere "operatori di pace" nella compagnia degli uomini. Ebbene cosa fanno? Si ha vergogna ad accettarlo ma è la realtà: le chiese sono diverse, ma se quella russa con il Patriarca Kirill ha dato l'appoggio all'aggressione motivandola anche come guerra escatologica tra bene e male e dichiarando che è "un'azione per mantenere unito il mondo russo", il primate della chiesa ortodossa ucraina Epiphany ha detto che "nostro comune compito è difendere la patria, respingere il nemico tiranno", e il capo della chiesa greco-cattolica Shevchuk ha proclamato che "è sacro dovere difendere la patria perché le vittorie dell'Ucraina sono le vittorie di Dio sulla bassezza del nemico!". Quello che non pensavamo più possibile per i cristiani è avvenuto: si è sacralizzata una guerra e la religione è stata invocata come giustificazione del conflitto.
Sui fronti opposti le chiese hanno ceduto alla tentazione del nazionalismo e quando religione e nazionalismo si intersecano la miscela è esplosiva. Solo il metropolita di Kiev Onuphrij (chiesa ortodossa russa) ha chiesto a Putin "di fermare la guerra fratricida che non ha giustificazioni né per Dio, né per l'uomo!". E ricordava: "Non c'è un nemico da distruggere, ma un fratello che non abbiamo il diritto di uccidere". Parole luminose, chiare, cristiane.
E noi cattolici... siamo invitati a pregare, a pregare per la pace, a consacrare, a consacrare i paesi in guerra al cuore immacolato di Maria. Pregare è necessario, non per far cambiare atteggiamento a Dio, ma per cambiare noi. Dio non manda la guerra e non la toglie. Siamo noi le braccia di Dio che possiamo decidere di fare la guerra o la pace.
Pregare moltiplicando le parole lo fanno i pagani, gli idolatri, ha detto Gesù! Inoltre, quando si prega da cristiani non si prega per la vittoria degli uni sugli altri, né contro un nemico. La preghiera poi non deve ferire i non cattolici. Con questa guerra, l'ecumenismo tra le chiese, che già attraversa un inverno, è ulteriormente ferito e sconfessato.
segnalato da Alessandro Bruni