di Riccardo Cristiano, pubblicato in Settimana News del 7 marzo 2022.
Tutte le guerre vanno alla conquista dello spazio, ma devono fare i conti col tempo. Anche quella di Vladimir Putin è una guerra contro il tempo e ciò rende la sua azione esiziale per il cristianesimo, in particolare quello russo ortodosso.
Nel suo ormai famoso discorso alla nazione del 21 febbraio, nel quale ha espresso la sua considerazione della Ucraina poco prima di invaderla, Vladimir Putin ne ha negato l’esistenza temporale nella storia, conferendo, da subito alla sua guerra un carattere etnico-spaziale.
Un popolo – il popolo russo – ha una sola patria: la Russia. E questa patria unisce in un solo spazio tutta l’etnia russa. Questa etnia ha una fede. La sua Chiesa è etnica, discende da valori ancestrali ed è legata al potere politico che la rappresenta e la esprime in toto. Questa Chiesa è il patriarcato di Mosca e di tutte le Russie.
La posizione più “eversiva”, per Mosca, è risultata pertanto quella manifestata dall’arcivescovo di Kiev, il metropolita Onufrio (cf. SettimanaNews, qui) – di per sé ancora in comunione col Patriarcato di Mosca – che ha apertamente rimproverato a Putin il delitto peccaminoso di Caino nei confronti di Abele.
segnalato da Alessandro Bruni