di Alessandro Bruni.
Nei giorni funestati dalla guerra russo-ucraina sono stato colpito dagli articoli di Massimo Recalcati1, psicoanalista lacaniano, e di Vincenzo Caretti2, psicologo clinico, sulla personalità narcisistica di Putin. Per meglio capire ho letto il recente breve saggio di Christopher Bollas3, grande teorico di psicoanalisi, sul tessuto narcisistico della nostra società di cui Putin sembra essere epigone.
Questi autori con altri noti psicoanalisti4,5 sono convinti che il narcisismo caratterizzi la nostra società e ne propongono una nuova interpretazione funzionale dato che potrebbe essere sempre più un adattamento individuale ad un contesto sociale di globalizzazione egocentrica. Questo aspetto è molto preoccupante perché porta a derive individualmente non controllabili che possono privare della capacità autocritica ed autoironica (le vere assenze del narcisista).
Inoltre, il narcisismo sul piano collettivo potrebbe determinare sempre più un contesto di auto condizionamento dell'immagine del Sé costruita su base propagandistica replicante annullando il crogiolo delle diversità che sono fonte di innovazione sociale creativa (anche Goebbels lo fece, ma allora la comunicazione era principalmente diretta con stampa, radio, discorsi pubblici manipolati).
Il tessuto in cui oggi il narcisista si trova a vivere è dominato dall'informazione prodotta da canali pluralistici, ma costituzionalmente simili, che portano ad uno standard collettivo di omologazione molto forte e condiviso sin dalla prima infanzia. È un processo informativo e formativo molto più pervasivo del passato perché vissuto in forma diretta e indiretta. Un processo volto a determinare costantemente consumi e comportamenti tramite social media in cui l'informazione, l'intrattenimento e il condizionamento pubblicitario si confondono ed esaltano l'appartenenza ad una comunità di consumo che di fatto colpisce il Sé individuale e collettivo di ogni utilizzatore. È un contesto sociale che sempre più eleva lo standard medio di omologazione con la corsa all'ultimo smartphone, mentre di fatto approfondisce le differenze autocostruendo molti accoliti globalizzati e marginalizzando i paria che nel contesto non si riconoscono. Ne fa testimonianza la paura dell'adolescente e del giovane aspirante al successo di non essere accettato se non è vestito, se non possiede e se non parla come gli altri.
In effetti affrontare oggi il narcisismo come carattere di costume della società contemporanea non è facile, soprattutto perché il nostro comportamento di relazione con gli altri è talmente condizionato dall'egocentrismo espresso dai social media nella pubblicità, nei talk show e persino nelle interviste (si pensi ai virologi degli ultimi tempi) da rendere l'argomento o insignificante perché “così fan tutti” o confinato ai casi più gravi di psicopatologia, che ovviamente non hanno relazione con il costume ma con la psichiatria.
Secondo Bollas il narcisista d'oggi ha due distinguo comportamentali: quello sostanzialmente positivo che è il più difficile da considerare perché ha confini sfumati e ricorrenti nella quotidianità (ovvero tutti noi abbiamo comportamenti temporanei di tipo narcisista che entro certi limiti sono normali) e il negativo dove il disturbo assume caratteri psicotici permanenti che condizionano fortemente la vita di chi ne è affetto e di chi con lui si deve relazionare.
Dopo aver letto gli articoli di Recalcati e di Caretti, nonché il libro di Bollas, mi chiedo quanto ciascuno di noi sia condizionato dal narcisismo corrente temporaneo, che al massimo può essere insopportabile (compreso il mio che sto scrivendo pensando che qualcuno mi legga...). Oppure mi chiedo quanto il nostro vivere narcisistico sfoci in una patologia latente o manifesta che mette in crisi il rapporto tra le persone o isoli il narcisista in una torre di difesa alla quale non è permesso ad alcuno entrare (ovvero, sempre per esemplificare, quello che è accaduto ai dittatori o autocrati del passato e del presente, da Napoleone a Putin, passando da Mussolini, Hitler e vari monarchi, papi e politici). Ovviamente, non sono queste ultime le personalità alle quali mi voglio riferire, ma certo è che sono forti esempi di narcisismi estremi e pericolosi in termini di potere sulle popolazioni.
Non vi è dubbio che il narcisismo di Putin ha accompagnato la decisione dello scatenamento dell'invasione dell'Ucraina; una volontà di potenza che ha finito con oscurare qualsiasi propensione al negoziato e affermare posizioni unilaterali. Ha certamente colpito la sua azione determinata, al di là delle sue eventuali legittime ragioni, con l'uso inumano delle vite di russi e ucraini per una difesa di un potere egemonico non calato nella volontà dei popoli (nessuna guerra lo è), proiettando anche ritorsioni di estensione ad un conflitto mondiale.
Ognuno di noi ha il diritto di leggere gli avvenimenti come vuole, ma alla radice rimane un comportamento umano da persona arroccata a difesa di un diritto di aggressione che non ha trovato comprensione nel resto del mondo (si veda al riguardo la recente votazione dell'ONU). D'altra parte si può riflettere su un particolare. Putin stigmatizza e giustifica l'intervento armato nel Donbass a causa di una guerra portata avanti per otto anni senza alcun risultato. Un intervento quindi “pacificatore” perpetrato con la violenza. Ma a ben guardare questa non è una sua vittoria ma una sua sconfitta per non essere riuscito in otto anni, lui che è a capo di una potenza mondiale, a negoziare e a portare pace in un piccola regione.
Tutti i narcisisti, e soprattutto quanti hanno esercizio di potere, generosità, socialità e persino autocritica, possono essere presenti come strumenti di seduzione e quindi di falsità interiore mirata alla ricerca della costruzione della loro immagine. Generalmente le relazioni del narcisista non sono profonde (dal salutare le folle plaudenti, a stringere mani a sconosciuti, a marciare impettiti in occasioni rituali): l'altro per lui conta nella misura in cui può fornire un ritorno di autoammirazione, ma il narcisista seriale diventa pericoloso e aggressivo per sottrarsi al presunto controllo altrui (meccanismo ben noto nelle dispute politiche del nostro Paese, ad esempio).
Infatti, il narcisista costituzionale teme sempre la demolizione del Sé idealizzato e chiude ogni possibilità di critica costruendo un ambiente di relazione sempre più egocentrico. Un esempio, per certi aspetti è il recente discorso di Putin ad un lungo tavolo sacrale con le hostess della flotta aerea russa, che certamente incapaci o impossibilitate ad entrare nel merito di quel che diceva, dapprima sorridono di smagliante circostanza e poi colpite dalle sue parole rimangono con il volto impietrito.
Inoltre, il narcisista ha sempre bisogno di odiare qualcuno e purtroppo questo è un tratto che il pubblico ben coglie essendo una conferma dell'istintivo comportamento popolare di autoconservazione: avere qualcuno da odiare rende chi ascolta giustificato delle recondite colpe proprie di incapacità o di impossibilità a prendere posizione. Ed è per questo che i discorsi di papa Francesco risultano poco incisivi a chi non è particolarmente devoto: non dà alle singole persone la possibilità di odiare qualcuno mettendole solo a confronto con la loro coscienza. Questo meccanismo scatta anche verso quanti parlano in nome del pacifismo di non essere né con gli uni, né con gli altri, che è giusta individualmente, ma inefficace nell'operare concreto in un paese dove noi non siamo: non possiamo materialmente andare in Ucraina per sdraiarci davanti ai carri armati e nemmeno possiamo chiedere che lo facciano gli ucraini. Indubbiamente questa forcella ideologica genera in noi un problema bipolare che non è facile da risolvere allo stato delle cose perché non fa che alimentare il meccanismo narcisistico del potere russo che deride queste finezze. Infatti, i carristi russi hanno usato le mitragliatrici contro le persone sdraiate davanti ai loro carri.
Come già rilevato da Alexander Lowen6, i narcisisti tristemente sono caratterizzati dalla mancanza di umanità. Non sentono la tragedia di un mondo minacciato dall'olocausto nucleare, non sentono la tragedia di una vita spesa a cercare di costruire l'afflato nella diversità anche critica. Quando poi la facciata narcisistica di superiorità e di unicità crolla, spesso è troppo tardi e non hanno altra via d'uscita se non imporsi con la forza e l'inganno.
Il narcisismo, quindi, denota un grado di irrealtà nell'individuo e determina un condizionamento in chi è soggiogato. L'irrealtà narcisista protratta non è solo nevrotica, ma tende alla psicopatologia. C'è qualcosa di assurdo in un modello di comportamento che pone il raggiungimento del successo di potere al di sopra del bisogno di amare e di essere amati.
Ritengo con Lowen6 che per mettere argine al narcisismo contemporaneo sia necessario allargare i concetti e le conoscenze dalla psicanalisi specialistica all'esperienza della gente comune perché possano generarsi meccanismi di contenimento diretto e spontaneo di azione autocurativa basata sul dialogo critico nelle conversazioni sociali di ogni contesto pubblico e privato.
Concludendo, la nostra società è malata di narcisismo? Sì, senza alcun dubbio con danni di lento ma costante condizionamento dell'identità nelle persone fragili. E poi, infine, un uomo di potere come Putin può essere considerato uno psicotico? Non essendo uno psicoanalista, mi verrebbe da dire no, anche se alcuni esperti in psicologia dinamica e psicopatologia si siano già pronunciati in merito (vedi Recalcati1 e Caretti2). Forse o probabilmente, è solo l'espressione di una umanità perduta che pensa di risolvere i problemi con atti di forza senza la pazienza della comprensione delle diverse verità umane, tra le differenti pene di un agito sempre più complesso e divulgato dalla visibilità degli eventi in un mondo globalizzato. Forse Putin è persona inadatta a usare la negoziazione necessaria per non arrivare mai al conflitto violento della guerra, ma certamente Putin non è solo nel mondo contemporaneo e persone come lui si trovano al potere in ogni continente (i nomi potete tranquillamente metterli voi...).
Fonti
- Massimo Recalcati
- Vincenzo Caretti
- Christopher Bollas. Tre caratteri. Narcisismo, borderline, maniaco-depressivo. Cortina. 2022
- Vittorio Lingiardi. Arcipelago N. Variazioni sul narcisismo. Einaudi. 2021
- Fabio Maleddu. I mille volti di Narciso. Fragilità e arroganza tra normalità e patologia. Cortina. 2020
- Alexander Lowen. Il narcisismo. L'identità rinnegata. Feltrinelli. 1992