di Andrea Gandini. Economista, analista del futuro sostenibile.
La Nato chiede ai suoi 29 soci di portare le spese militari al 2% del Pil. Per l’Europa sarebbero 81 miliardi in più, pari a 253 miliardi di euro, di cui +11 miliardi dall’Italia ogni anno (da 28 a quasi 40). Dal programma europeo PNRR l’Italia riceve in sei anni 68,9 miliardi a fondo perduto, mentre gli altri sono a debito (cioè li dovremo restituire con gli interessi). Se facciamo la somma di quanto dovremmo spendere in più per armi nei prossimi 6 anni fanno la stessa cifra. Il che significa che dall’Europa non verrebbe (di fatto) alcun aiuto su ciò che interessa davvero ai cittadini (welfare), ma saremmo costretti a spenderli in armi e poi ad libitum 12 miliardi all’anno in più. Ammesso e non concesso che si debba aumentare la spesa militare in Europa non si capisce perché non si calcoli tutta la spesa europea, in quanto è vero che ci sono paesi come Italia, Spagna e Germania che spendono meno del 2%, ma altri dieci (su 19) che spendono di più e con una razionalizzazione (abbiamo 17 tipi di carri armati) si potrebbe avere una spesa più efficace per la difesa europea, spendendo molto meno. E vorrei rammentare che ci sono anche paesi come Costa Rica che hanno azzerato le spese militari.
Non si capisce infatti a cosa serva l’Europa se cedere sovranità per i singoli Stati non comporta anche vantaggi per i propri cittadini. Vediamo infatti cosa succede in un paese come la Grecia (povero, come presto diventeremo anche noi) che ha una spesa militare più alta (3,5% del suo Pil). Ha dovuto comprare 170 carri armati Leopard dalla Germania e altri 223 più vecchi dismessi costati 2,1 miliardi, 18 caccia francesi per 2,5 miliardi, tre fregate francesi (valore ignoto) e 2 sommergibili tedeschi (1,3 miliardi). Guarda caso tedeschi e francesi sono quelli che hanno fatto i prestiti alla Grecia, imposto l’austerity, acquistato (coi Cinesi) molte loro imprese e…venduto vecchie armi ad un paese in cui si sono tagliate pensioni e salari del 30%, raso al suolo socialmente ed economicamente dopo l’integrazione con l’Europa che ha votato una direttiva nel 2018 per non pagare l’Iva sulle vendita di armi intra Ue.
A me piacerebbe che l’Europa ci imponesse che le spese per l’Istruzione fossero almeno il 5% (come la media UE) e fossimo costretti a spendere altri 15 miliardi in istruzione (per non dire quello che ci succederà nella sanità in caduta libera come finanziamento reale nei prossimi anni) anziché in armi in un paese che avrà nel 2022 una ennesima recessione (Pil + 2,8%, inflazione + 6%) e che ha avuto un Pil pro-capite che è sceso dal 2000 al 2020 da 100 a 92, mentre quello tedesco, francese e spagnolo sono saliti, per non dire dei paesi dell’Est Europa cresciuti del doppio.
Il che significa che dalla recessione del 2009 l’Italia non si è più ripresa, Dati analoghi sono disponibili per il tasso di occupazione (variazione assoluta) che in Italia non cresce da 20 anni.
Un’Europa subordinata agli Americani ci porterà ad un crescente impoverimento (in particolare gli italiani) e forse alla sua implosione (che è poi quello che vogliono gli Usa) a meno che non si abbia la forza di diventare un’Europa Federale e indipendente anche dalla Gran Bretagna (che ci condiziona più ancora di quando era nella UE), da Israele (tra cui tra un po’ compreremo anche il gas) e che non può essere alla mercè dei paesi dell’Est Europa, compresa l’Ucraina a cui Draghi ha proposto assurdamente di entrare (ma che si dovrà certamente aiutare). Ma dov’è andata finire la politica italiana multilaterale che abbiamo saggiamente sviluppato per 70 anni, essendo noi immersi nel Sud Europa, nei pressi dell’Africa e Medio Oriente? Penso che i banchieri facciano bene a fare il loro mestiere e lascino ai politici la politica (e la geopolitica).