di Daniele Zaccaria. Pubblicato in Il dubbio del 25 marzo 2022.
Lo stemma che occhieggia sulle divise non lascia spazio a grandi dubbi: un wolfsangel, un “gancio di lupo” o una runa rovesciata, praticamente lo stesso simbolo della Seconda divisione delle SS Panzer- Das Reich adattato al campo giallo-blu della bandiera ucraina. Anche il sole nero sullo sfondo proviene dalla simbologia mistica nazista, una svastica irradiante e arrotondata.
Stiamo parlando famigerato battaglione Azov, l’argomento principale utilizzato da Vladimir Putin quando ha detto di voler «denazificare» l’Ucraina e ripetuto a pappagallo dai suoi tanti fan occidentali. Ma davvero l’esercito di Kiev è l’inquietante covo di nazisti descritto dal Cremlino e dai suoi improvvisati uffici stampa europei?
Ovviamente no, ma per capirlo bisogna misurare la consistenza militare e l’influenza politica del battaglione Azov nella società ucraina facendo un passo indietro di otto anni, nel 2014, quando scoppia la guerra in Donbass: i separatisti russofoni sono volitivi e organizzati e, per non venire sopraffatto come è accaduto in Crimea, l’esercito ucraino autorizza la creazione di corpi di volontari da affiancare alle forze armate.
segnalato da Alessandro Bruni