di Gianni Augello. Pubblicato in Redattore sociale del 21 marzo 2022.
Anche le aree interne italiane possono fare la loro parte nell’accoglienza ai profughi ucraini, ma attenti agli errori fatti in passato: solo con l’implementazione dei servizi di base e politiche che favoriscano - per chi intendesse farlo - il radicamento territoriale si arriva a realizzare strategie “win-win”, ovvero che possano diventare fruttuose sia per i profughi che per le stesse aree marginali. Ne è convinto Andrea Membretti, coordinatore scientifico del progetto europeo Horizon2020 Matilde che da due anni sta studiando l’impatto della migrazione internazionale nelle aree rurali, montane ed interne europee. Il progetto coinvolge Austria, Bulgaria, Finlandia, Germania, Norvegia, Spagna, Svezia, Turchia e Regno unito e tredici casi di studio, di cui due in Italia: Torino e la provincia autonoma di Bolzano.
Il crescente numero di profughi in arrivo in tutta Europa, causati dalla guerra in Ucraina, ha cambiato radicalmente lo scenario studiato dai ricercatori del progetto Matilde. Tuttavia, le valutazioni e i risultati ottenuti sul campo potrebbero fornire elementi utili per affrontare l’attuale emergenza.
segnalato da Alessandro Bruni