di Stefano Allievi. Sociologo del mutamento culturale. Pubblicato nel blog dell'autore e in Corriere della sera del 27 marzo 2022.
La tragedia è loro, non nostra. Ma qualcosa possiamo fare anche da qui. Innanzitutto uscire dalle contrapposizioni interne, come quella, fasulla, tra pacifisti e guerrafondai. Non è pacifista chi si dice a favore della pace, ma chi fa qualcosa di concreto per produrre pace. Non è guerrafondaio chi sostiene che gli ucraini hanno il diritto di difendersi dall’aggressore anche con le armi, ma chi pensa che le armi siano l’unico modo per reagire all’aggressione russa. Anche chi si ritiene nonviolento non è un’anima bella che immagina un mondo ideale privo di conflitti. Il nonviolento vede con chiarezza la dinamica dei conflitti, prende una posizione ferma contro l’ingiustizia, contro l’aggressore e dalla parte dell’aggredito, ma cerca tutti i mezzi possibili per scongiurare un’inutile escalation del conflitto, esplorando le possibili soluzioni alternative.
Di fronte a un’aggressione plateale e ingiustificata come quella russa nei confronti dell’Ucraina è necessario prendere una posizione chiara ed esplicita.
segnalato da Alessandro Bruni
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