di Cristina Contri. Insegnante. Pubblicato in Comune.info.net del 27 maggio 2022.
Lo sforzo paziente e creativo di tenere le cose insieme, di condividere, di fare ricerca collettiva. La capacità di diffidare del vittimismo, che è spesso violento, di dire noi invece che io, di sporcarsi le mani, soprattutto quando le cose non sono come vorremmo. L’amore per l’ironia. L’enorme eredità di Andrea Canevaro, oltre quel pensiero che ha spalancato per sempre il significato di concetti come disabilità e inclusione.
Ho conosciuto Andrea alla fine degli anni ottanta. Le sue lezioni erano animate, attive, imprevedibili. C’erano spesso ospiti a raccontare le loro esperienze, incontri improvvisati, perché se qualcuno lo veniva a trovare lui condivideva la visita con tutti noi. Spesso guardavamo dei film e poi ne discutevamo. Io imparavo senza accorgermi che stavo imparando. Imparavo un modo diverso di guardare e di pensare alle cose.
Nel 1990 nacque il movimento studentesco "La pantera". A Bologna, nella facoltà di pedagogia, i prof non ci dettero nemmeno il tempo di organizzare un’occupazione, ci proposero un’aula da gestire completamente. Nacque così l’aula Mandela. Era un luogo di studio e di incontro frequentato da studenti e docenti. Facevamo la rassegna stampa, organizzavamo seminari autogestiti, cercavamo di capire il mondo.
segnalato da Alessandro Bruni