sintesi di Alessandro Bruni da Valigia blu del 28 maggio 2022.
Gli USA. Da articolo originale di Martino Mazzonis.
Due stragi in poche settimane hanno scosso gli Stati Uniti e tutto il mondo. Ogni volta che si verificano episodi come questi la politica prega, i democratici invocano leggi restrittive, i repubblicani balbettano teorie bislacche sul come evitare queste tragedie senza toccare il “sacrosanto diritto dei cittadini americani a detenere un’arma”.
Buffalo e Uvalde, due stragi in pochi giorni, motivazioni che spingono l’assassino diverse, dinamica simile in termini di programmazione e prevedibilità – sia Payton Gendron, il suprematista, che Walter Ramos, il ragazzo balbuziente e bullizzato, avevano dato segnali e annunciato su qualche social network di voler commettere una strage.
Prima di guardare cosa significhi questo scontro sulle armi e smontare le paradossali teorie repubblicane, usiamo i numeri per fotografare lo stato delle cose. Le stragi sono infatti la punta dell’iceberg, si muore con frequenza per incidenti, sparatorie, pallottole vaganti: le stragi fanno rumore perché episodi scioccanti, i morti ammazzati per litigi nel ghetto molto meno. Eppure nel 2020 sono morti ammazzati da un colpo 11,6 bianchi e 31,8 afroamericani ogni 100mila persone.
La Russia. Da articolo originale di Ezio Mauro.
Svetlana Aleksievic è nata in Ucraina nel 1948 ma è cresciuta e ha vissuto prevalentemente in Bielorussia. Da giornalista e scrittrice ha raccontato le principali vicende dell'Urss e della Russia nella seconda metà del Novecento in una serie di romanzi corali basati su centinaia di testimonianze. Nel 2015 ha ricevuto il premio Nobel per la Letteratura "per la sua scrittura polifonica, un monumento alla sofferenza e al coraggio nel nostro tempo" (dalla motivazione).
Svetlana Aleksandrovna, lei è cresciuta sovietica, è diventata scrittrice di lingua russa, con padre bielorusso e madre ucraina. Come vive oggi il conflitto tra queste quattro nature, entrate in guerra tra di loro?
"Quando ho ricevuto il premio Nobel dissi che avevo due case, perfino tre: la Bielorussia, l'Ucraina e la cultura russa. Ma erano tempi completamente diversi, e tutti noi eravamo sotto l'influsso grandioso della cultura russa, sentivamo tutto il suo incanto, mentre oggi sembra di essere in un altro mondo. Dobbiamo domandarci, e domandare all'intera élite russa, perché la cultura del Paese è divenuta impotente, perché non aiuta in questa situazione tragica, perché le persone non si rivolgono alla parola della cultura, e non la ascoltano, e invece ascoltano soltanto la televisione".