da Redattore sociale del 12 maggio 2022. Sintesi di Alessandro Bruni.
I canali per la ricerca del personale domestico e il livello di soddisfazione delle famiglie. È il passaparola il metodo più utilizzato per la ricerca del personale domestico. A ricorrervi sono il 76,4% delle famiglie che hanno bisogno di una colf, il 70,8% nel caso delle badanti, il 61,6% per le baby sitter, “a dimostrazione di come, nella ricerca del personale domestico, le famiglie tendano ad adottare una logica di prossimità, ricorrendo prevalentemente alla propria rete di conoscenze dirette e utilizzando meno i canali specializzati (agenzie per il lavoro, piattaforme online), percepiti come poco accessibili e più costosi”.
È quanto emerge dal report “Le famiglie fanno da sole: la carenza di intermediazione nei servizi domestici e nell’assistenza”, il terzo elaborato nell’ambito del progetto “Welfare familiare e valore sociale del lavoro domestico in Italia”, realizzato dal Censis per Assindatcolf (l’Associazione nazionale dei datori di lavoro domestico). La rilevazione ha riguardato un campione di famiglie associate a Assindatcolf.
Relativamente al livello di soddisfazione delle famiglie per il servizio reso dal domestico così assunto, nel caso delle colf, l’82% delle famiglie ha trovato nel lavoratore una effettiva corrispondenza con le competenze richieste e l’area dell’insoddisfazione (che può portare anche alla decisione del licenziamento) si ferma al 18%.
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