di Andrea Gandini. Economista, analista del futuro sostenibile.
Nessuno di noi sa quanto durerà la guerra tra Russia e Ucraina che si va gradualmente (e pericolosamente) trasformando in una guerra più ampia tra Russia e Nato e nessuno sa se “vincerà” la Russia o l’Ucraina (e con lei la Nato). Come ho spiegato in un precedente post credo che sia interesse della Russia conquistare tutta l’area a est che consente di creare una continuità territoriale che va dalla Crimea alle due aree russofone del Donbass.
La prosecuzione della guerra comporta danni giganteschi non solo ai due duellanti ma a tutto il mondo, in quanto Russia e Ucraina detengono il 30% dell’export mondiale di grano e il blocco dai porti dell’Ucraina (oggi controllati dalla Russia) getta nella miseria molti paesi poveri che non si possono permettere di pagare il grano e altri cereali a prezzi così elevati. La Russia produce poi il 15% dei fertilizzanti e, con la Bielorussia, il 40% del potassio mondiale. Pure l’India ha bloccato l’export. In Ucraina poi non si semina e ciò aggraverà il raccolto dell’anno prossimo. L’indice dei prezzi Fao degli alimenti è cresciuto del 23% e cresceranno ancor più nel 2023. La Russia ha quindi una nuova “arma”: non esporta ai paesi “nemici” se non finiscono le sanzioni contro di lei: un anticipo del nuovo mondo. E sono già in corso rivolte in Sri Lanka, Iran e altri paesi. Da noi sarà inflazione elevata (attorno al 6% ma potrebbe crescere come in Usa dove è già +9,1%) con impoverimento generalizzato. Il bonus pensioni di 200 euro su una pensione di 20mila euro incide dell’1%.
I migliori esperti di geopolitica ci avvertono che gran parte dell’informazione in tempi di guerra è manipolata e quindi parzialmente vera se non falsa. Le narrazioni dei media (in Russia ma anche da noi) hanno, pertanto, scarso valore perché prevale più la propaganda che la verità.
Ci sono tuttavia alcuni indici come il cambio tra le monete che ci danno qualche informazione aggiuntiva in un mondo in cui il Dio-denaro vale molto più di quel che si dice e certamente le monete sono specchio dei fini e del mezzi dell’intera politica economica.
Il cambio dollaro-rublo è uno di questi. Il rublo dopo essere rimasto negli ultimi 5 anni attorno a valori di 70-80 rubli per 1 dollaro si è svalutato arrivando fino a 160 rubli per 1 dollaro nei 15 giorni successivi all’invasione della Russia (7-8 marzo). Ciò significa che si stimava (da parte della finanza) che la Russia avrebbe avuto un rapido tracollo della propria economia. Del resto le misure di congelamento delle riserve della banca centrale russa all’estero (in dollari ed euro) hanno fatto davvero “male”, così come le sanzioni.
Ma da quella prima settimana di marzo il rublo ha iniziato gradualmente a rivalutarsi al punto che oggi (20 maggio) ha raggiunto il valore di 64 rubli per 1 dollaro, si è cioè rivalutato del 20% rispetto al periodo pre-invasione.
Come mai, nonostante le pesanti sanzioni e le gravi conseguenze su famiglie e imprese russe? Cos’è che dà valore e forza al rublo?
Certamente il fatto che gli europei pagano ancora gas e petrolio in rubli e che, a causa dell’aumento dei prezzi di queste materie prime, la Russia ha incassato paradossalmente più ancora degli anni passati. Ma c’è qualcosa di più, anche perché i cambi catturano le “aspettative” e le aspettative sono che tra qualche mese potrebbe esserci anche uno stop nel pagamento del petrolio russo e forse anche del gas.
C’è allora qualcosa in più che dà forza al rublo. Un primo fattore è il suo aggancio all’oro deciso a fine marzo (com’è noto il dollaro non è più agganciato all’oro dal 1977), ma un secondo fattore, ancora più potente è, a mio avviso, la copertura che gli dà lo yuan cinese, cioè l’alleanza della Russia con la Cina, la quale era probabilmente informata dell’invasione e ha concordato con la Russia una strategia di lungo periodo per indebolire la leadership mondiale degli Usa e il ruolo prevalente del dollaro negli scambi globali.
E’, pertanto, in corso una lotta tra Usa e Russia (dietro cui c’è il gigante Cina) per nuovi assetti mondiali, completamente diversi da quelli che abbiano conosciuto negli ultimi 75 anni e di cui l’arma delle materie prime agricole e per le tecnologie avanzate (litio, terre rare, nickel, cobalto,…) è strategica. Ed è un’arma in mano a Cina e Russia.
In questo futuro assetto l’Occidente avrà anche una sua ri-organizzazione interna tra Usa e Europa. Al momento si sta indebolendo l’euro sul dollaro. L’euro si era rivalutato sul dollaro dal 1999 al 2007 (1,3 dollari per 1 euro – era partito da 1 a 1 nel 1999), ma dopo la crisi finanziaria del 2008 (subprime) ha visto un graduale indebolimento dell’euro sul dollaro (1,1 dollari per 1 euro) e ora si avvia alla parità: 1 dollaro per 1 euro.
A voler forzare un po’ il pensiero si potrebbe dire che i cambi monetari indicano un indebolimento dell’Europa nei confronti degli Usa e un rafforzamento della Russia e Cina sull’America. Una probabile anticipazione del mondo che verrà. Una narrazione molto diversa da quella che troviamo sui media e che mostra come le sanzioni finanziarie non stiano funzionando. Sanzioni che hanno effetti molto diversi tra gli europei e tra europei e americani ma, se sono diseguali (costosissime per gli italiani, ininfluenti per gli americani), sarà difficile che si trovi il consenso per farne di ulteriori.