di Gustavo Zagrebelsky. Lezione tenuta in Roma alla Scuola di formazione politica del M5S del 5 maggio 2022.
Sull’eterna questione del rapporto tra l’etica e la politica, realisti e moralisti si scambiano accuse reciproche. La politica, per i realisti, è il regno dei fatti, non dei paternoster; per i moralisti, deve essere il regno dei valori, non della nuda forza. Non saprei aggiungere nulla a una polemica infinita come è questa, fatta di distinguo, di sfumature, di tentativi di conciliazione sempre falliti. C’è, però, una questione preliminare alla disputa tra realisti e idealisti: che cosa occorre perché di politica, propriamente, possa parlarsi. È una questione che viene prima dei contenuti, cioè di ciò che vogliamo intendere per “buona” o “cattiva” politica.
Possiamo tradurre la domanda così: quando un soggetto che si autodefinisce “politico”, in realtà, non lo è? Molto semplice. Quando si lascia portare dagli eventi, come un bastoncino di legno trasportato dalla corrente e non opera per determinarli. Gli eventi, certo, condizionano la politica, ma non fino a dominarla. La politica non è il luogo in cui semplicemente “si galleggia”, si subisce la nuda forza dei fatti.
segnalato da Alessandro Bruni