di Raffaele Crocco. Giornalista Rai. Pubblicato in Unimondo del 19 maggio 2022.
E allora ci siamo o quasi: il 12 giugno, gli italiani saranno chiamati alle urne non solo per eleggere – dove serve – sindaci e consigli comunali, ma anche per cinque referendum abrogativi. Sono, appunto, referendum che vogliono cancellare leggi esistenti e per questo servirà che almeno il 50% degli elettori italiani – ricordiamolo – si rechi alle urne.
La tradizione, negli ultimi anni, è negativa: i referendum abrogativi recenti sono stati annullati per la scarsa affluenza. Tant’è: si tratta di una forma di democrazia diretta e come tale dovrebbe essere maggiormente considerata e rispettata. Ma su cosa voteremo? Meglio ricordarlo, perché non è che la campagna elettorale referendaria sia stata, per ora, vivace.
I quesiti che gli elettori si troveranno davanti, tutti naturalmente ammessi dalla Corte Costituzionale, sono cinque e tutti legati al tema della giustizia. Ripetiamolo: sono referendum abrogativi e, quindi, si deve votare sì se si vuole cancellare la legge esistente, no se la si vuole mantenere.
Non ripeteremo qui l’esatto quesito posto dalla scheda di voto: sono quasi intraducibili e spesso lunghissimi. Riportiamo il senso della domanda che verrà posta agli elettori, forse serve di più.
segnalato da Alessandro Bruni