di Andrea Gandini. Economista, analista del futuro sostenibile.
Giovanni Lo Storto, direttore della Luiss Guido Carli, auspica su Il Corriere della Sera, la crescente introduzione del digitale e dell’intelligenza artificiale nella nostra società. Nessuno credo si oppone ad un uso intelligente (seppure graduale) delle innovazioni digitali, ma non possiamo fare a meno di notare che dal 1960 ad oggi l’occupazione (cioè gli umani che lavorano) sono gli stessi di 60 anni fa, nonostante la grandissima crescita del PIL e della ricchezza. Come mai? Non è più auspicabile una società con la piena occupazione piuttosto che piena di macchine? Che dire del fatto che ci sono migliaia di cittadini (come Treviglio, Lombardia) che non hanno più il medico di base o che abbiamo 50mila sanitari in meno di dieci anni fa? Che nella scuola pubblica ci sono il 10% di classi pollaio mentre sappiamo bene che i veri servizi sono quelli forniti dagli umani, come fanno del resto i ricchi usando colf, autisti, telefonisti, etc..
Ho l’impressione che il digitale sia la nuova forma di servizio (povero) per i marginali, cioè l’80% di noi sempre più poveri cittadini e che ha avuto nella scuola una crescita abnorme. Dad, quiz, lim impoveriscono, dividono, isolano. Lo certifica anche lo studio Ires-Cgil dell’Emilia-R. su 30mila studenti delle superiori e universitari dove è cresciuta in modo abnorme negli ultimi due anni demotivazione, paura, isolamento, solitudine, ansia, la nuova “fonte amara” a cui facciamo abbeverare i nostri giovani costretti ad un presente avvelenato. Non sappiamo quali saranno i danni di un’intera generazione sottratta ad ogni forma di socializzazione e di relazione (amorosa, amicale, sessuale) congelati nella didattica a distanza e con le mascherine ancora oggi (caso unico in Europa) nelle scuole (ma non nelle discoteche).
Chi pensa che il PNRR aiuti in tal senso si sbaglia se è vero che con questi fondi europei tutto si può acquistare (immobili, tecnologie, beni) ma non assumere personale. Come se nei servizi, nella scuola o nella sanità l’umano fosse un’anticaglia, una spesa a perdere e non il vero capitale, per cui rischiamo di costruire 2mila case di comunità come giusto rammendo tra ospedali e medici di famiglia ma non avere poi gli infermieri e i medici che le riempiranno (un disastro annunciato).
Così la scuola che dovrebbe sempre più diventare di relazione, dove l’insegnante è soprattutto un tutor, un accompagnatore nella scoperta dei talenti dei giovani, diventa un mero impiegato sopraffatto dai troppi studenti e dalle norme, scartoffie che deve compilare che gli portano via un terzo del tempo, per cui le verifiche diventano sempre più a quiz, come sono oggi anche i test pubblici di ammissione allo STEM o ai concorsi. Così procede lo sfacelo e non deve quindi stupire che al concorso per magistrati su 2.797 candidati laureati per 300 posti solo 220 abbiano superato l’esame scritto (poi ci sarà l’orale). La commissione reputa che il 95% non sia in grado di svolgere adeguatamente un tema giuridico. Invalsi certifica che il 51% dei diplomati non è in grado di svolgere adeguatamente un compito di matematica, il 44% di svolgere un tema scritto, di cui il 24% con gravità 1 (cioè in forte situazione di fragilità) e un altro 20% con gravità 2 (meno grave). Vuol dire che la scuola pubblica non educa la metà dei nostri giovani e ciò spiega la situazione disastrosa di cui parlano moltissimi docenti e la cui prima responsabilità deriva dall’uso smodato del digitale e del telefonino (che obnubila la concentrazione), della dad, della lim, del nozionismo.
Le scelte degli ultimi 2 anni hanno poi accentuato (specie in Italia) isolamento, viso coperto, drastica riduzione di contatti, divisione tra vaccinati e non, distruzione dei gruppi che hanno prodotto una enorme sofferenza proprio nella fase della vita in cui il gruppo è tutto. L’educazione sembra trasformarsi sempre più in regole e conformismo, altro che pensiero critico, relazioni, educazione da sperimentazione, comunità educante, didattica all’aperto. Studi indicano che 2/3 degli studenti passano meno di un’ora al giorno all’aperto, cioè meno di quanto consigliato ai detenuti. E ciò spiega l’enorme impennata di disturbi psichici (il bonus psicologo), i suicidi del nostro “progresso triste” che a me pare sia un autentico regresso umano.
L’idea che un correttivo migliorante sia introdurre nuove materie è del tutto illusoria. Va cambiata la metodologia didattica, imparando dalle buone pratiche sia all’estero che in Italia (che ci sono), che si basano su un apprendimento anche da sperimentazione, dell’arte (che non è storia dell’arte) fatto di più docenti, che diventano anche “accompagnatori” di vite giovanili, introducendo la valutazione fatta da un Istituto pubblico delle scuole (sia pubbliche che private) come voleva il ministro Luigi Berlinguer nel 1999, in modo che tutte le scuole possano sapere quali sono i loro punti di forza e debolezza, che è l’unico modo per non essere autoreferenziati, ridurre i propri limiti, migliorarsi, imparare dalle buone pratiche e abbandonare una scuola di cui nessuno risponde nonostante si spendano 7mila euro per studente da Trieste a Palermo.