di Stefano Allievi. Sociologo del mutamento culturale. Pubblicati nel blog dell'autore e in Corriere di Bologna il 24 giugno 2022.
Tra i paradossi che ci è toccato vedere ultimamente (solo la politica ce ne ha offerti di più, con salti mortali, capriole logiche e contorcimenti di appartenenze ancora più evidenti) c’è anche questo: la festa dell’inclusione per eccellenza, il Gay Pride, che esclude – il movimento antidiscriminazione che discrimina.
Come sta succedendo a Bologna, dove è in corso la discussione sulla partecipazione di un gruppo di poliziotti alla sfilata dell’orgoglio omosessuale. La cosa è singolare e interessante di per sé: un gruppo di attivisti del gruppo Polis Aperta (significativo il gioco di parole intorno alla polis come città – sottinteso: di tutti – e come tutori dell’ordine), che include poliziotti e membri delle forze armate, vorrebbe partecipare al Gay Pride in maniera caratterizzata e visibile (non in divisa ma, come fatto peraltro in occasione di altri Pride, con il nome dell’associazione e una polo con la scritta “Diversamente uniformi” che richiama nei colori la divisa stessa).
segnalato da Alessandro Bruni
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