Da “Dicerie della Notte” di Federico Leoni, (Solferino Libri). Quarta di copertina , giugno 2022.
Nel suo primo romanzo, Federico Leoni commenta la frustrazione umana per l'inintelligibilità del tempo. “Dicerie della Notte” è la testimonianza di come lasciarsi alle spalle quei ricordi che riteniamo essere i più nocivi sia spesso una mera illusione. Che cos’è il tempo se non un mistero difficile da profanare?
Sarebbe meglio non ricordare mai nulla. Né i luoghi né tanto meno il tempo; le sorprese così come la noia; le abitudini, i colpi di testa, le promesse mantenute e quelle mancate. Scordare tutto, non sapere niente. Non assaggiare la lama della delusione, che gela la pelle; non conoscere la gioia ingannevole, il dolore strisciante, le immagini, i quadri, le canzoni, le ricette. Non saper annodare una cravatta, niente windsor né doppio scappino; ignorare l’estenuante susseguirsi delle stagioni, i movimenti corretti per nuotare a rana, i codici e le pandette, le scale ascendenti, i diesis, i bemolle, la musica singhiozzante del metro scazonte. Vorrei galleggiare sul presente come un tappo di sughero nel mare. Epameroi ti de tis, sogno di un’ombra è l’uomo.
segnalato da Alessandro Bruni
Commento di Alessandro Bruni. Potrebbe sembrare un elogio all'indifferenza, mentre è invece un arrovellarsi in significati nel mare dell'indifferenza che ci avvolge dalla politica ai sentimenti, al senso del vivere, all'inutilità della morte e al valore del ricordo per essere.