di Giuseppe Maiolo. Psicoanalista del costume. Pubblicato nel blog dell'autore e in L'Adigetto del 6 giugno 2022.
Nelle città dei figli, rabbia e aggressioni non smettono. Le incontriamo ovunque sui treni e sulle spiagge stracolme di gente, nelle piazze reali e virtuali, dove le provocazioni e le angherie sono visibili e che, sovente, nessuno segnala o contiene.
Si tratta di molestie a volte verbali, oppure prevaricazioni fisiche e umiliazioni come quelle recenti sul Lago di Garda che colpiscono singoli o gruppetti di ragazze indifese. Azioni offensive che, come sappiamo, esplodono in un attimo senza una precisa ragione e si propagano come un contagio pandemico per il piacere di una qualche prodezza estemporanea.
È sempre stato difficile il corpo in adolescenza, perché esperienza di attrazione e paura, luogo di pulsione irrefrenabile e a tratti ancora peccaminosa, ma desiderio che si mescola a fantasie turbolente e al bisogno esibirlo con boria e fierezza o nasconderlo e martoriarlo.
Un luogo di passaggio dell’esistenza per ragazzi e ragazze che con il corpo fanno un’esperienza difficile e vivono attrazione e rifiuto in quanto spazio di un Sé in rapida trasformazione che eccita e fa paura.
segnalato da Alessandro Bruni