di Giuseppe Maiolo. Psicoanalista del costume. Pubblicato nel blog dell'autore e in L'Adigetto del 26 giugno 2022.
Qualche giorno fa in una lettera al Direttore, un padre indignato scriveva: «La partita è stata animata da un tifo tutt’altro che sportivo rivolto sia alla squadra bresciana che agli arbitri, pesante anche dal punto di vista delle parole, ma l’apice è addirittura stato raggiunto con l’esposizione dello striscione: Basket Ome come Viadana, figli conigli, mamma p...».
Non può non colpire questa ennesima narrazione della violenza che ha la forma offensiva delle di odio e fa perdere all’attività sportiva la caratteristica fondamentale del divertimento.
Perché la parola sport che deriva dal francese antico, significa diporto e svago.
In altri termini è attività che dà piacere e allo stesso tempo è gioco proprio come quello che fanno i piccoli a cui l’attività ludica serve per divertirsi ma al contempo apprendere e conoscere la realtà circostante. Cioè imparare a diventare adulti.
È giusto allora, indignarsi come fa questo padre, se nello sport facciamo entrare la violenza anche solo delle parole che possono essere devastanti quanto le azioni.
segnalato da Alessandro Bruni