di Luca Sofri. Pubblicato nel blog dell'autore “Wittgenstein/Il Post” del 21 luglio 2022.
C’è in giro, tra le persone di buona volontà, un lugubre scoramento dopo lo sviluppo di ieri delle vicende politiche nazionali. L’impressione è che sia diventata ineludibile una considerazione che non era per niente nuova e che affiora spesso, ma che viene continuamente rimossa e messa sullo sfondo, come se non avesse delle conseguenze di grande scala. E viene rimossa per le ragioni per cui abitualmente si rimuovono i problemi: ovvero per indisponibilità ad affrontare la loro gravità, per consapevolezza che potrebbero essere irrisolvibili, per proteggere la propria serenità quotidiana e non paralizzare le proprie speranze per il futuro. E quella considerazione, si legge in giro, è che “il problema sono gli italiani” barra “siamo un paese che non ce la farà mai”.
Ripeto, lo si dice come intercalare, da sempre: ma come intercalare, e poi si torna a comportarsi – e molte cose intorno a noi ci confortano e convincono – come se si vivesse in un grande paese moderno del 2022, una democrazia risolta e stabile, una comunità di civili connazionali consapevoli dell’appartenenza a quella comunità. Ieri questa finzione che ci siamo costruiti per ragioni di sopravvivenza, ma anche con l’aiuto di molti elementi che la rendono in parte credibile, è stata proposta disperatamente dallo stesso Mario Draghi: che ha provato a dire “comportiamoci da paese normale”.
segnalato da Alessandro Bruni