di Nicola Lacetera. Pubblicato in Strada Maggiore 37, Il Mulino del 22 luglio 2022.
Un docente di Harvard, da un lato. Un insegnante con una supplenza all'Istituto alberghiero di Massa Lubrense, dall'altro. Il primo vale di più? In base a quali criteri e stabiliti con quali fini?
«Sembrava un titolare di cattedra ad Harvard che è stato incaricato di una supplenza all'alberghiero di Massa Lubrense»: così, riferendosi a Mario Draghi durante il suo discorso al Senato di mercoledì mattina, la giornalista Concita De Gregorio nel corso del talk show In Onda che conduce su La7. Come lei stessa ha chiosato per essere certa di non essere fraintesa, il riferimento era a una persona di grande valore e spessore culturale che deve confrontarsi con dei mediocri che non lo meritano, e che vanno quindi lasciati al loro destino.
Le parole di Concita de Gregorio – giornalista molto nota, tra l’altro in passato direttrice de “L’Unità” – non sono passate sotto silenzio. È stato fatto notare come trasudassero spocchia, snobismo e classismo, mostrando un’idea di divisione tra classi fondata su una presunta valutazione di tipo meritocratico. Quella meritocrazia la cui narrazione è stata ripetutamente stroncata da innumerevoli ricerche e da diversi osservatori e intellettuali in tutto il mondo. Gli studenti di Harvard, seguendo quella narrazione, sarebbero lì perché sono i migliori e si sono guadagnati l’ammissione e la permanenza in quella prestigiosissima università americana. Rappresentano la futura classe dirigente e per questo meritano i docenti più esclusivi e preparati.
segnalato da Alessandro Bruni