di Vito Mancuso. Teologo impegnato nella revisione dei dogmi e dell'etica cattolica. Pubblicato nel blog dell'autore e in La Stampa del 16 luglio 2022.
Eugenio Scalfari ha sempre rimarcato non solo l’assenza in lui della fede, ma anche del desiderio di cercarla: “Io non ho la fede nell’oltremondo e non la cerco”. Intitolò l’autobiografia del 2008 L’uomo che non credeva in Dio volendo consegnarsi alla storia proprio alla luce della non-fede. Tuttavia è impossibile parlare di lui e dei suoi ultimi anni senza analizzare il suo rapporto con papa Francesco. Non è facile comprendere cosa abbia portato il figlio spirituale dell’Illuminismo francese, colui che fu tra i fondatori del Partito radicale, sostenitore delle leggi su divorzio e aborto, a cercare un dialogo costante con un Papa e a parlarne in continuazione nei suoi editoriali. Fu la curiosità del giornalista? La sfida al pensiero dell’intellettuale? Il bisogno di spiritualità che più o meno intensamente si affaccia in ogni vita al tramonto? Scalfari da giovane avrebbe avuto lo stesso atteggiamento verso il gesuita Jorge Mario Bergoglio? Di certo non l’ebbe verso tutti gli altri Papi …
Vi è stata però l’amicizia coltivata qualche anno prima con un altro gesuita, il cardinale Carlo Maria Martini. Il rapporto di Scalfari con Martini sta a quello con Bergoglio come la primavera sta all’estate.
segnalato da Alessandro Bruni
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