di Giuseppe Maiolo. Psicoanalista del costume. Pubblicato nel blog dell'autore e in L'Adigetto del 25 luglio 2022.
Nel momento particolare che stiamo vivendo, in cui le scelte della politica ci mettono di fronte a scenari e prospettive che aggiungono preoccupazioni a quelle già esistenti, c’è un fiorire continuo di emozioni come la paura e la rabbia a cui si aggiungono altri stati d’animo come «vergogna» e «indignazione». Penso allora che la riflessione di oggi debba portarci a comprendere meglio cosa siano le emozioni e in cosa si differenziano dai sentimenti.
Le emozioni sono reazioni immediate, che «raccontano» con il linguaggio del corpo, ciò che accade dentro di noi (ndr. abbiamo un panorama significativo se riguardiamo le fotografie dei politici di questi giorni: sicurezze e ostentazioni si mescola a preoccupazioni, rabbie, vergogna).
Hanno un «tono» elevato e un «colore» acceso, ma non sono espressione dei nostri pensieri in quanto esse si elaborano nell’area limbica che è una parte primitiva del cervello, al di sotto della corteccia. Così ogni reazione emotiva è una «risposta» fisiologica, molto simile per tutti i mammiferi, che serve da segnale di allarme.
Commento di Alessandro Bruni. Maiolo tocca appena il nervo psicologico del vivere il momento politico e mi fa venire in mente le tante persone come me che, in attesa del 25 settembre, sono in un mescolio di paure e speranze, di rabbia e vergogna, di amore e odio. Ho l'impressione che ci considerino tutti apostoli senza una causa chiara, come quelli che Napoleone trovò dopo Waterloo. Siamo, dunque, apostoli e sudditi che devono credere ai profeti politici per le copiose promesse che formulano in uno sventolio di nuove e vecchie bandiere dai colori sempre più incerti? Ci trattano nuovamente come stanchi analfabeti disposti ad odiare qualcuno come responsabile delle nostre paure? Dovremo scegliere i migliori o quelli che ci fanno meno paura? La loro più grande paura è che dopo il 25 settembre un novello Mosè scenda forte dal Sinai con nuove tavole indiscutibili della legge. A questa paura altri contrappongo l'auspicio che meglio sarebbe che nulla cambiasse e che ci si trovasse nuovamente a gozzovigliare adorando il vitello d'oro del malaffare, della inefficienza, dell'arbitrio. Non resta perciò che aspettare sotto una cappa di indifferenza e di concreta non partecipazione al voto (manifesta condizione di assenza di qualsiasi sentimento). Chiudo parafrasando la chiusura di Maiolo: per affrontare la realtà serve soprattutto che all’emozione esplosiva di paura e rabbia (sentimenti distruttivi), siamo in grado di far seguire sentimenti più articolati come la vergogna e l’indignazione provocati dalla chiusura dell'ultima legislatura. Solo vergogna e indignazione, sentimenti costruttivi, possono aiutarci a trovare risposte risolutive nella prossima legislatura.