di Oleksiy Bondarenko. Pubblicato in Valigia Blu del 11 agosto 2022.
Questa guerra, molto più di tutte le altre guerre di aggressione del ventunesimo secolo, dall’Afghanistan all’Iraq, rappresenta in maniera plastica e terribile anche uno scontro tra diverse visioni del passato e del ruolo dell’Ucraina come Stato indipendente. Un fenomeno non nuovo nell’Europa orientale, dove la memoria e soprattutto l’interpretazione delle pagine più controverse del recente passato hanno rappresentato un'“arma” importante nel lento consolidamento del tessuto sociale degli Stati che si sono affrancati dal dominio sovietico. In questo contesto, infatti, la quasi sistematica distruzione dei luoghi di culto e di cultura che ha accompagnato l’invasione non è solo un danno collaterale del conflitto - come lo chiamano gli esperti in materia militare - ma anche un tentativo – seppur simbolico - di indebolire, se non cancellare, la memoria storica e culturale dell’Ucraina indipendente.
Chi controlla il passato controlla il futuro
Ed è proprio nella storia, o meglio in una particolare interpretazione di essa, che affondano le loro radici le varie narrazioni utilizzate dal Cremlino per definire, giustificare e normalizzare questa guerra. Dalla “denazificazione” al “genocidio della popolazione russofona”, dalle “nazioni sorelle” all’“operazione militare speciale”.
segnalato da Alessandro Bruni