di Alessandro Rosina. Demografo, studia i mutamenti sociali. Pubblicato nel blog dell'autore e in Ilsole24ore del 26 agosto 2022.
Supponiamo che l’Italia sia un centometrista finora riuscito a mantenere un livello di competitività comparabile con gli altri atleti di punta. Cosa succederebbe, però, se la sua corsia cominciasse ad avere un dislivello maggiore rispetto alle altre e crescente nel tempo? Fuor di metafora, l’Italia dovrà riuscire a generare sviluppo economico, innovazione, benessere sociale, non solo con una popolazione anziana in continuo aumento, ma soprattutto con un indebolimento inedito e accentuato della popolazione in età attiva.
L’Italia è, da tempo, diventata un caso di studio in tutto il mondo per la sua persistente bassa natalità e per gli squilibri generazionali conseguenti. Correva l’anno 2005 quando The Economist, in un ampio servizio dal titolo “Addio, Dolce Vita” scriveva che “Italy’s demographics look terrible”. Veniva sottolineato come con una media di 1,3 figli per donna il Belpaese stesse andando incontro a conseguenze devastanti sulla crescita economica e la sostenibilità sociale.
Il percorso più recente si è poi ulteriormente distinto in negativo. Difficile trovare un paese in cui le nascite negli ultimi quindici anni si siano ridotte con una entità simile alla nostra: da oltre 550 mila a meno di 400 mila. Ciò è dovuto al fatto che il numero medio di figli per donna è rimasto basso ma nel frattempo è entrato in azione un altro fattore, ovvero la riduzione dei potenziali genitori come conseguenza della denatalità passata.
segnalato da Alessandro Bruni