di Yaryna Grusha Possamai. Pubblicato in Linkiesta del 27 ottobre 2022.
Mi ricordo il momento preciso in cui è iniziata l’invasione russa nel Donbas. Ero nella mia cucina e dietro le finestre aperte sbocciava il maggio di Kyjiv. Kyjiv è più bella a maggio e a ottobre. Sul davanzale profumava il basilico, che avevo piantato io a marzo, poco prima che la Russia annettesse la Crimea. Avevo appena lavato i piatti, attenta a non bagnare con gli schizzi il computer che era lì accanto per mostrarmi sullo schermo le lunghe file dei camion russi con gli “aiuti umanitari” che attraversavano il confine all’Est dell’Ucraina. Sapevamo benissimo che aiuti erano. È iniziata la guerra, ho pensato, ed era lì, in diretta sul mio schermo del computer. Mi sono aggrappata al lavandino di metallo con la cornice di legno, l’unico punto fermo in quel momento. Il basilico emanava l’odore dell’Italia così lontana e della realtà kyjiviana così vicina, ma io comunque sentivo in bocca il sapore di polvere alzata in aria dalle ruote di quei camion “umanitari”.
segnalato da Alessandro Bruni
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