di Francesco Lepore. Giornalista. Studioso di spiritualità cristiana presso la Segreteria di Stato Vaticano e la Biblioteca Apostolica Vaticana. Pubblicato in Linkiesta del 17 ottobre 2022.
Pace. È la parola d’ordine di questi giorni. I preparativi della grande manifestazione nazionale, fissata a Roma il 5 novembre, ne sono scanditi mentre più fervono. E di essa si sostanziano le crescenti dichiarazioni sull’immediato «cessate il fuoco» in Ucraina, che, a mezza via tra alate aspirazioni all’universale fratellanza ed egoistici moti di tutela del benessere personale/comunitario, sono talora accompagnate dalle consuete geremiadi su Nato e Ue, guerrafondaie quasi ontologicamente e, dunque, cause prime delle reazioni del Cremlino.
I ben intenzionati e desiderosi di una rapida fine della guerra, come di ogni conflitto bellico, sono indubbiamente i più. Ma con loro sono sorprendenti banditori di pace anche esponenti di partiti estremisti di destra e sinistra, di movimenti pro family, di gruppi omofobi e antiabortisti, che a Mosca sono politicamente/economicamente legati o vedono ammirati in Vladimir Putin l’antemurale dei valori naturali e cristiani portati a dissoluzione da un Occidente irrimediabilmente corrotto.
sintesi di Alessandro Bruni
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