di Giuseppe Ieraci. Pubblicato in Paradoxa-forum del 24 ottobre 2022.
Un commento di David Brooks sul «NYT» il 6 ottobre u.s. (The Triumph of the Ukrainian Idea) ha destato eco in Italia ed è stato ripreso da molti giornali, tra i più recenti «Huffington Post» per mano di Pierluigi Battista (Il ‘nazionalismo liberale’ del Risorgimento ucraino contro il dispotismo di Putin, 12 ottobre). Tralasciando l’enfasi posta da Battista e il suo collegamento con il Risorgimento italiano, l’argomento di Brooks parte da un problema teorico-filosofico cruciale, ma credo ne offra uno svolgimento abbastanza difettoso. Questo problema è il rapporto tra valori-fini e ‘ordine politico’.
Brooks si lascia trasportare dalla retorica di una «idea superiore», che spinge «a combattere così accanitamente» e che «ispira i popoli dell’Occidente a sostenere l’Ucraina fino in fondo». Questa «idea» – dice Brooks – «di fatto sono due idee appiccicate l’una a l’altra», liberalismo e nazionalismo, il che, come candidamente riconosciuto dallo stesso Brooks, stride con l’evidenza: «Il liberalismo ha a che fare con la libertà di scelta, la diversità e l’autonomia individuale. Il nazionalismo invece è primordiale, xenofobo, tribale, aggressivo ed escludente».
segnalato da Alessandro Bruni