di Giancarla Codrignani. Giornalista, scrittrice e già parlamentare. Pubblicato in Confronti del 22 novembre 2022.
ll 25 novembre dell’anno scorso non ce lo saremmo immaginato: venivamo dalla pandemia e i discorsi rituali ne erano stati influenzati. La violenza del virus aveva reso la gente prigioniera nelle proprie case e le donne avevano registrato il massimo dello stress tra lavoro a distanza, preparazione di colazioni, pranzi, cene, cura di bambini scatenati e mariti con pretese fantasiose non gradite; ma non immaginavamo l’impensabile, che un’altra violenza avrebbe invaso l’Europa e, nell’economia globale, il mondo. Solo che la guerra non è un virus, è volontà degli uomini, gli stessi che l’anno prima hanno abbandonato vilmente l’Afghanistan ai talebani.
Dopo otto mesi dobbiamo prendere atto che la violenza di chi offende e chi difende è assoluta follia: 6.000 almeno i morti civili, mentre dei soldati uccisi i governi hanno segretato il numero (saranno più o meno di 50.000?). Ci siamo trovati costretti a «difendere un Paese dal crudele invasore» come i bis-bis-bis nonni nella Crimea del comune Risorgimento; la minaccia si è fatta nucleare e Ursula von der Leyen vede frenato il percorso che deve dare pienezza agli Stati Uniti d’Europa, per contenere la recessione e intervenire contro l’impoverimento della crisi energetica e il nazionalismo più ottuso che egoista di alcuni Stati.
sintesi di Alessandro Bruni
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