di Sandro Libianchi. Presidente Coordinamento nazionale operatori per la salute nelle carceri italiane. Pubblicato in Forward di ottobre 2022.
L’Italia con 190 penitenziari per adulti e 56 strutture per minorenni, al 31 agosto 2022 si attesta su un valore di presenze pari a 55.637 soggetti a fronte di una capienza regolamentare totale di 50.922 posti. Patologie, quali quelle legate alla dipendenza da sostanze stupefacenti, il disagio mentale, le malattie cardiovascolari e infettive sono molto più frequenti nella popolazione detenuta che non nella popolazione generale e la percentuale di suicidi in carcere risulta essere tra le 9 e le 20 volte maggiore coinvolgendo sia le persone detenute che il personale che opera nel carcere. Sebbene l’apporto della popolazione carceraria allo stato di salute della società sia ancora sconosciuto, appare evidente che le carenze nel trattamento e nell’assistenza post-carceraria, nonché lo stato stesso di privazione della libertà, contribuiscono in modo negativo.
Per la loro intrinseca natura, le carceri e tutti gli spazi con limitazione delle autonomie individuali e di accesso e sottoposte a controllo da parte di terzi, sono considerati “ambiti confinati”. In questa definizione rientrano anche i luoghi di polizia, i centri per gli immigrati, le residenze per le misure di sicurezza, i servizi di prevenzione diagnosi e cura per patologie psichiatriche acute per i soggetti sottoposti a trattamenti sanitari obbligatori. In Italia il controllo di tali contesti è stato affidato al Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale, sin dal 2013, anche attraverso il coordinamento dei garanti regionali e comunali.
sintesi di Alessandro Bruni
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