di Paolo Zambaldi, Sguardi alla prossimità e allo spirito. Pubblicato nel blog dell'autore il 21 novembre 2022.
Si torna a parlare ancora di valori irrinunciabili. Si torna a stigmatizzare la libertà di coscienza e la libertà di appartenenza ideologica, ci si fa farisei che puntano il dito contro i trasgressori della legge, mentre nelle chiese proprio in queste domeniche, si leggono i vangeli dell’amore di Dio che si pone oltre la legge, che ama non la “Vita”, ma l’uomo tutto intero, e in particolare l’escluso, il sofferente, il perduto…
Che dire dell’esaltazione della sofferenza?
La malattia e la sofferenza hanno avuto nella Chiesa letture sconsiderate. Spesso le si è presentate come segno dell’amore di Dio. Una vera perversione del senso del cristianesimo! Così come lo è quell’associazione tra dolore e salvezza, tra sacrificio e redenzione. Associazione peraltro sottesa a tutte le riflessioni che accompagnano la condanna di ogni presa di posizione sul fine vita e non solo. Eppure dal Vangelo emerge chiaramente che la salvezza viene unicamente dall’accogliere l’altro, specialmente il povero, il sofferente, il rifiutato. La salvezza viene dalla misericordia e cioè dal mettersi nella carne dell’altro e sentirla come propria…
Chi sceglie di morire davanti a una sofferenza insopportabile, chi lascia un testamento che esplicita tale volontà per il futuro, chi sostiene la necessità di attuare leggi che garantiscano la realizzazione di tali volontà, non fa che rispettare la libertà che rende uomo un uomo, non fa che esercitare la misericordia, che trasforma la morte corporale in una “nostra sorella” della quale dobbiamo ringraziare Dio.
sintesi di Alessandro Bruni
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