di Stefano Zamagni e Paolo Venturi. Pubblicato in Avvenire del 12 settembre 2022.
L’unica strada per uscire da una posizione meramente difensiva e formulare un nuovo ideale di futuro, è quella di scommettere su un agire corale caratterizzato da alleanze, collaborazioni e sperimentazioni inedite.
L’inizio del “dopo”, postula infatti il riconoscimento del legame con l’altro. Allearsi e collaborare diventa possibile infatti solo quando riconosciamo di essere legati (non solo collegati), coscienti che “il mio futuro è legato al tuo”. L’individualismo di chi si propone come soluzione e la crescente solitudine di chi ha bisogno amplificano le disuguaglianze e allontanano le persone dalle comunità e dalle istituzioni.
Per non rendere questo riconoscimento, un processo meramente retorico, è necessario tradurlo in azioni concrete capaci di modificare le strutture di potere che alimentano le decisioni e le scelte economiche, rendendole più aperte, inclusive e sussidiarie. Riconoscersi non implica solo un rinnovato investimento nell’instancabile protagonismo di imprese sociali, cooperative, associazioni e fondazioni, ma anche un profondo ripensamento del loro significato in termini di creazione del valore e non solo in termini di riparazione o redistribuzione.
sintesi di Alessandro Bruni
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