di Andrea Gandini. Economista, analista del futuro sostenibile.
Dopo 10 mesi dall’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, le principali narrazioni che ci sono state raccontate si sono rivelate sbagliate. E’ probabile che oggi la grande stampa (che pure ha informazioni riservate) svolga un mero ruolo propagandistico come è sempre avvenuto in tempi di guerra (è una ipotesi anche di Lucio Caracciolo). Che in Russia e in Cina la stampa racconti solo quello che vuole il Governo non è un mistero, ma anche in Occidente abbiamo fatto decisi passi avanti negli ultimi 2-3 anni.
Cercherò quindi sommessamente di dire cosa penso (rischiando). La Russia non è crollata sotto il peso delle sanzioni, ha avuto una caduta delle produzioni, del reddito e dei consumi di circa il 4-5% (la metà di quello che era previsto, secondo il FMI all’inizio dell’invasione), mille imprese occidentali hanno abbandonato il paese e molti negozi nelle città sono vuoti, ma molti sono stati sostituiti da imprese russe con prodotti locali. Circa 200mila russi hanno perso il lavoro, ma molti sono finiti sotto le armi e poiché le donne hanno sostituito gli uomini nelle fabbriche (come avvenne anche da noi), la disoccupazione in Russia è ai minimi. Ispi (su dati FMI) stima un perdita di produzione del 12% entro il 2024 per la Russia, del 6% in Usa, 5% in Germania, 3% in Italia. In sostanza le sanzioni colpiscono la Russia ma, in parte, anche l’Occidente. I Paesi Arabi e chi fornisce energia hanno invece vantaggi come la Norvegia.
Ma non è detto che siano i Russi a “mollare” per primi in quanto sono abituati a soffrire più di noi e il rublo (che indica la forza futura dell’economia russa) è oggi rivalutato sul dollaro del 12% rispetto a prima della guerra; la Russia è più isolata a livello internazionale, ma conta su Cina e altri Stati che hanno metà abitanti al mondo. Per questo gli Stati Uniti sono interessati ad una pace e anche la Russia (ma soprattutto la Cina) ed è probabile che, al di là della propaganda di guerra, siano in corso trattative segrete in cui sono coinvolti i principali decisori mondiali, cioè Stati Uniti da un lato e Russia-Cina dall’altro e, probabilmente, anche il Vaticano.
L’Occidente (soprattutto gli Usa) promette di continuare ad armare l’Ucraina (100 miliardi la spesa fin’ora), ma il nuovo Congresso americano (guidato ora dai repubblicani che hanno la maggioranza alla Camera) potrebbe rendere meno facile a Biden continuare a inviare armi.
Cosa potrebbe succedere nel 2023? Il 24 febbraio (a un anno dall’invasione) Zelensky dovrebbe presentare il suo piano di pace in 10 punti che si dice sia un piano concordato con gli Stati Uniti. Personalmente non lo credo, in quanto è un classico piano (“massimalista”) direbbe un negoziatore, che ha solo il compito di avviare la trattativa. Un piano inaccettabile dalla Russia perché sancirebbe una sconfitta militare completa che è al di là da venire.
Sul piano militare la Russia ha perso 100mila soldati ma ne ha un altro milione e mezzo e ha possibilità concrete di difendere i territori occupati per molti anni anche perchè sono ai suoi confini. Ha trovato il modo di sostituire nelle armi i pezzi di ricambio occidentali con forniture da altri paesi ed è impegnata a pieno regime a rifornire il suo esercito (e non ha ancora usato l’aviazione). Inoltre possiede le armi nucleari che ha più volte detto che userebbe se fosse messa con le spalle al muro, con danni incalcolabili per tutti (anche per lei ovviamente). Ma non si trascuri il fatto che la Russia ha costruito molti siti antiatomici in Siberia e altrove costruendo intere città sotto terra e che ha una densità di popolazione 21 volte inferiore a quella (per esempio) dell’Italia. E già il fatto che si facciano queste comparazioni di guerra nucleare mi pare allarmante.
Il piano “massimalista” in 10 punti di Zelensky prevede che la Russia si ritiri da tutti i territori (Crimea inclusa), paghi i danni di guerra, si sottoponga ad un tribunale speciale per l’aggressione, etc. Punti del tutto inaccettabili per la Russia, ma sappiamo che durante una trattativa si propone 10 per ottenere 5. Non si capisce infatti perché la Russia dovrebbe accettare un piano conseguente solo ad una totale sconfitta sul campo che non c’è e che difficilmente avverrà, mentre invece oggi la Russia ha conquistato sul campo il 70% del Donbass. Tra i nostri esperti merita attenzione Lucio Caracciolo, direttore di Limes, secondo cui la guerra “continuerà fino a che uno dei due contendenti non getterà la spugna…l'attesa sarà lunga. E alla fine il ‘vincitore’ potrebbe trovarsi in condizioni perfino peggiori del ‘perdente’".
L’ipotesi più probabile è quindi che nel 2023 prosegua la guerra, con semmai altri (ulteriori) 50-100mila morti da una parte e dall’altra. L’Ucraina sarà ancora più devastata e l’economia russa più in difficoltà, ma non la sua forza militare accresciuta a spese dei russi. Gli Europei saranno più poveri (tranne quel 20% di abbienti e ricchi) per via dell’alta inflazione e del gas che, sempre che ce ne sia per tutti, costerà sempre caro. La stagnazione sarà la migliore prospettiva economica per l’anno prossimo, mentre la nostra anima sarà più triste e scontenta (non si vive di solo pane). La continuazione della guerra ci farà capire presto che perdiamo tutti: gli Ucraini, seguiti dai Russi, dai paesi poveri, dagli europei più degli americani. Solo i ricchi, le società energetiche, trans nazionali e il complesso militare-industriale continueranno ad avvantaggiarsene (a loro le guerre portano sempre vantaggi).
Anche i cinesi ci perderanno (il Pil cinese nel 2023 sarà per la prima volta dopo 20 anni prossimo allo zero), anche se su esso incide oltre alla guerra, l’assurda strategia del Covid zero (a cui segue ora un contagio enorme). La Cina è un decisore fondamentale per la pace perché, se da un lato cerca per i suoi commerci di tenersi alla larga dalla guerra, dall’altro ha confermato “l’amicizia senza limiti” con la Russia e sappiamo che se non ci fosse la Cina, non ci sarebbe un rublo così forte. La Cina vuole infatti, usare la guerra in Ucraina, per ri-definire i rapporti con gli Stati Uniti nel XXI secolo, affermando una loro leadership mondiale (insieme agli Usa), con un Nuovo Sistema Monetario Internazionale in cui lo Yuan (la moneta cinese) svolga un ruolo strategico. Gli Stati Uniti lo sanno e su questo tratteranno, anche perché l’alternativa è che la Cina procederà con quell’altra metà del mondo che non sta con gli Stati Uniti e che vuole liberarsi dalla supremazia americana. L’Europa, che ha omesso in questi ultimi 20 anni di costruirsi come gigante politico (creando solo un enorme mercato per i commerci), starà a guardare e si accoderà alle decisioni di chi comanda in Occidente (gli Stati Uniti), com’è esattamente successo in Afghanistan.
Il capo delle Forze armate americane, generale Mark Milley, ha detto che "forse questa guerra non è vincibile per via militare", il che significa (in altre parole) che non possiamo battere la Russia sul piano militare e tantomeno metterla con le spalle al muro (come vorrebbe, ma forse solo a parole, Zelensky) perché ciò farebbe scatenare una guerra nucleare. Bisogna quindi trattare con la Russia, altre vie non esistono, e credo che ciò stia già avvenendo in modo segreto.
Fazioni separatiste filorusse ruppero l’integrità dell’Ucraina con una proclamazione unilaterale della Repubblica Popolare di Doneck e della Repubblica Popolare di Luhansk dopo i conflitti interni del 2014, riconosciute solo da Russia, Siria e Nord Corea. Ma è anche vero che una cosa analoga avvenne col Kosovo, separato dalla Serbia nel 1999, con l’appoggio e il bombardamento Nato di Belgrado (condannato dall’ONU). Non sarà facile per gli Occidentali al tavole delle trattative coniugare il valore dell’“integrità territoriale” con l’“autodeterminazione dei popoli”, che è la ragione per cui Israele, il più fido alleato Usa, non ha condannato la Russia per l’annessione della Crimea, facendo imbufalire i super alleati amici americani (“Dagli amici mi guardi Dio, che dai nemici mi guardo io”).
Il terreno su cui potrebbe avvenire l’accordo potrebbe così essere il seguente:
- Lasciare la Crimea alla Russia, che è sempre stata russa e che anche nell’ipotesi di un nuovo referendum (sotto sorveglianza ONU) voterebbe a maggioranza con la Russia.
- Lasciare alla Russia una parte del Donbass, quello a maggioranza russofilo, che i Russi hanno conquistato sul campo, con un accordo internazionale che preveda, come quello tra Italia e Austria nel SüdTirol, che le minoranze (russe o ucraine nei vari territori) siano tutelate con fondi dei due stati belligeranti e internazionali.
- L’Ucraina rimarrà militarmente neutrale, fuori dalla Nato, ma potrà far parte dell’Unione Europea oppure entrerà nella Nato ma senza dispiegamento di forze sul suo terreno (come Svezia e Norvegia), in modo che non ci sia una minaccia diretta alla Russia ai suoi confini.
- Si formerà un nuovo sistema monetario internazionale voluto dalla Cina con l’impegno di lasciare autonomia a Taiwan fino al 2050.
- Cina ed Europa chiederanno agli Usa di togliere i dazi americani all’import (?).
- L’Occidente si impegna ad una sorta di piano Marshall per ricostruire l’Ucraina.
- Il Vaticano svolgerà un ruolo di mediazione per far convivere le 4 religioni che in Ucraina esistono.
Un tale accordo tutela, a mio avviso, tutti. Gli Ucraini che possono vedere lo sviluppo del loro paese in pace, ricostruito all’interno dell’Europa anche se privato di una piccola parte di territorio (circa il 10%), dove la loro minoranza ucraina sarà però tutelata. Un tale accordo tutela anche gli Stati Uniti che sin dall’inizio non volevano un accordo strategico Europa-Russia, come ha dimostrato la chiusura del gasdotto Nord Stream 2, costruito dalla Russia in 10 anni con accordi con paesi e aziende europee e soprattutto la Germania. La Cina sarà ben contenta di riprendere i suoi affari con uno Yuan che diventa una delle monete mondiali, la Russia trova una nuova via di sviluppo centrata più sull’Asia e meno sull’Europa. Chi ci rimette di più è l’Europa ma “chi è causa del suo mal pianga se stesso” e comunque non ha diritto di parola nella trattativa.
L’Ucraina si troverebbe tutelata perché anche se dovesse riconquistare tutti i territori persi dal 2014 (la richiesta di Zelensky di una “pace giusta”) è un’ipotesi “molto improbabile” per gli stessi americani, che tradotto in volgare significa inattuabile; sarà un territorio devastato ed è difficile pensare che Europei e Americani manterranno la promessa di ricostruire tutto un paese distrutto (Donbass incluso, oggi desertificato) che né l’Ucraina né l’Occidente è in grado di pagare.
La guerra la possono fermare solo Stati Uniti e Cina-Russia (i veri belligeranti), in quanto è una guerra che ha risvolti di carattere mondiale e che segnerà per decenni il nuovo assetto di potere nel mondo. Come dice Lucio Caracciolo per l’America “questa è una guerra per procura che serve a indebolire, forse ad annientare, il nemico russo, a spezzare le intimità euro(tedesco)-russe, a privare la Cina del suo unico strumentale partner nella partita del secolo per il primato planetario”.
E’ anche probabile (ma questo non verrà reso pubblico) che ci sia un impegno a sostituire nel tempo sia Zelensky che Putin (qui con l’accordo determinante della Cina). Gli occidentali che oggi non sono d’accordo con queste condizioni e che vogliono ritornare ai confini ante guerra, saranno indeboliti nel corso del 2023 dalle crescenti proteste che si formeranno all’inizio del prossimo inverno, quando la situazione dei cittadini europei sarà diventata molto più disastrosa di quella di oggi. Biden inoltre non vuole rischiare di perdere le elezioni nel novembre 2024 e consentire ai Repubblicani di chiudere una guerra che hanno aperto i Democratici (così è sempre avvenuto negli ultimi anni). Che l’Europa si “svegli”, prenda le distanze dagli Americani e avvii una nuova Europa indipendente diventando lei stessa un mediatore al posto della Turchia, (che la dice lunga sull’Europa di oggi) è una speranza ma priva di realismo.
Nei primi anni del post guerra non sarà possibile risolvere tutti i conflitti fra impero russo e nazione ucraina che durano da decenni, ma la diplomazia potrà trovare accordi e mediazioni per far vivere in pace maggioranze e minoranze come in SüdTirol (qui l’Italia se esistesse avrebbe un ruolo enorme nella trattativa). Come dice il capo delle forze armate americano questo conflitto non si può risolvere con le armi, a meno di non volerlo prolungare per anni, facendoci tutti più poveri e disperati. E’ quindi probabile che la posizione “fondamentalista” di una guerra lunga con la scusa della “pace giusta” (oggi maggioritaria), diventi minoritaria (sia in Occidente che in Russia). Gli interessi materiali delle maggioranze saranno più forti di logiche di potere di pochi e forse il prossimo Natale ci regalerà la pace, un augurio, sostenuto però da un pensiero. Lo scopriremo solo vivendo…nel frattempo continuerà la macelleria in Ucraina, ma potrebbe essere che la storia abbia una svolta in cui “l’amore del potere lasci spazio al potere dell’amore”. A volte la storia cambia all’improvviso.