di Olesia Jaremcuk. Presentazione dell'autore del suo libro edito da Bottega Errante (2022). Pubblicato in Linkiesta del 13 dicembre 2022.
È questa la nostra Ucraina, una “terra di mezzo” che per secoli ha visto insinuarsi nel proprio territorio ondate migratorie volontarie o forzate, che hanno lasciato una scia di isole fatte di comunità culturali diverse, e dove poi, si è insinuato un rullo compressore che mirava a un’uniformazione pianificata: linguistica, culturale, religiosa (o piuttosto antireligiosa), economica e cos’altro? Ideologica.
Questo libro è come una lente d’ingrandimento, una lente precisa e piena d’amore, che muovendosi rivela luoghi in cui l’ucrainità si espande improvvisamente, si apre a tutti gli angoli del mondo, supera le paradossali mura del nazionalismo etnico con la stessa naturalezza con cui un pesce attraversa le acque territoriali.
È indiscutibilmente un segno di saggezza e maturità saper dire: i nostri armeni ed ebrei, i nostri polacchi, cechi e slovacchi, i nostri rom, i nostri tedeschi, i nostri gagauzi, i nostri valacchi e albanesi. Solo allora – e non prima – cesseranno tutti di essere dei senzatetto. Sì, senzatetto, ed è colpa nostra, colpa della cosiddetta maggioranza sociale. Perché finché rimarranno stranieri, verrà negato loro un posto: straniero è colui che viene privato di un posto nello spazio, colui che dovrebbe sempre essere “altrove”. Coloro che hanno patito le deportazioni di Stalin, e che talvolta sono stati pure vittime dei nazionalismi post-sovietici, sono ben consapevoli di cosa significhi tutto ciò. Ecco perché non sono sorpresi.La maggior parte tace e scompare. Se ne va, infine assimilata, muore.
sintesi di Alessandro Bruni
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