di Mattia Marasti. Pubblicato in Valigia blu del 1 dicembre 2022.
Se c’è un leitmotiv a cui purtroppo la politica italiana ci ha tristemente abituato è quello del condono, tornato con forza nel dibattito politico di questi giorni. Non solo per il condono fiscale che il governo Meloni ha inserito nella manovra di bilancio, nonostante sia saggiamente fatto passare per l’ennesima pace fiscale. A infiammare il dibattito c’è anche il condono edilizio del governo Conte I che, secondo i critici, sarebbe da additare come corresponsabile del disastro dell’alluvione di Ischia, dove finora hanno perso la vita 8 persone. La pratica dei condoni merita una riflessione generale partendo, prima di tutto, dai risultati della ricerca empirica. Come mostra un lavoro del Fondo Monetario Internazionale vi è poca evidenza che i condoni funzionino davvero: nonostante vi siano dei piccoli vantaggi sul breve periodo, nel lungo periodo vi sono pressoché solo problemi.
Anche il condono edilizio, nella misura in cui gli immobili non pagano IMU e TARI, rientra a pieno titolo nella discussione fatta finora. Ma a ciò si aggiunge una questione più contingente: quella della crisi climatica. Sappiamo infatti che i danni economici dovuti alla crisi climatica stanno aumentando e, come dimostra un lavoro recente, questi danni sono dovuti all’aumento degli eventi climatici estremi, le cosiddette code della distribuzione.
Ma questi avvenimenti non sono uguali per tutti: a esserne maggiormente colpiti sono infatti i più poveri, che spesso hanno abitazioni vicino a corsi d’acqua o terreni più esposti a questi avvenimenti, senza assicurazioni. La negligenza dello stato quindi porta quindi ad acuire le sofferenze e, in questo caso le morti, dei cittadini più poveri.
sintesi di Alessandro Bruni
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