di David Andersson. Pubblicato in Pressenza del 7 dicembre 2022.
La crisi attuale è profonda, tocca il nostro paesaggio formativo e ci fa mettere in discussione il modo in cui abbiamo imparato a vedere tutto. I media e il sistema vogliono venderci una realtà da Apocalypse Now: giustificano le loro guerre e l’aumento delle spese militari gettando benzina sul fuoco nelle regioni in conflitto, e allo stesso tempo alimentano le nostre dipendenze dal denaro, dall’alcol, dalle droghe e dal sesso, per aiutarci ad affrontare meglio questa realtà alienante. Siamo diventati disconnessi da noi stessi e dagli altri e siamo invece connessi ai nostri smartphone, computer e social media. A chi stiamo parlando? E c’è qualcuno che ci ascolta davvero?
In questo momento siamo in una fase di riabilitazione, stiamo cercando di superare decenni, se non secoli, di dipendenza e depressione. I nostri corpi sudano per la febbre, cercano di superare la disintossicazione ma non sono ancora in grado di vedere la luce alla fine del tunnel. Siamo stati così disumanizzati che non sappiamo nemmeno più come amare noi stessi.
Come possiamo reimparare a stare con gli altri in amicizia? Come imparare dalle nostre esperienze e non farci prendere da distrazioni illusorie e a breve termine? In fondo, il problema riguarda i nostri registri interiori. Le persone sono sempre più influenzate dall’ambiente esterno, nutrito dai media (quindi immaginario), piuttosto che dalle loro esperienze concrete. Perché ci facciamo guidare di più dagli eventi riferiti anziché da ciò che noi stessi percepiamo? Quando e perché abbiamo deciso di rinunciare alla nostra integrità, all’amore per la nostra stessa umanità e alla fiducia nel futuro per un’effimera “botta di felicità”?
sintesi di Alessandro Bruni
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