di Fabrizio Asioli. Psicogeriatra. Pubblicato in Luoghi della cura del 7 dicembre 2022.
Il mondo abitato viene costruito per essere ospitale. Lo spazio dell’abitare si caratterizza, non solo ma soprattutto, per il dentro e per la garanzia che offre di agio e di intimità. L’abitare è finalizzato a rendere più adeguato e comodo l’ambiente di vita, anche se questa prospettiva non è priva di contraddizioni e l’uomo ha saputo costruire veri e propri mostri quali sono le megalopoli di oggi. Perché lo spazio è così importante anche in sanità? “Lo è in ragione della nostra mente e del nostro corpo, di come ci siamo evoluti nei millenni. Noi ci percepiamo in uno spazio, sviluppiamo, anche rispetto agli spazi, una “empatia” che non è un sentimento lieve, ma è un evento emotivo che caratterizza il nostro rapporto con il mondo” . Gli spazi della cura possono avere un potere rigenerativo e contribuire, attraverso molteplici elementi, alla salute dei pazienti, con influenze dirette e indirette; sono fortemente caratterizzati da “ciò che si fa” al loro interno, cioè dagli scopi – quindi dalla tipologia – della cura. Sul tema non mancano dilemmi, problemi e contraddizioni. La persona ammalata è più fragile, quindi avrebbe un particolare bisogno di ospitalità. Ma di quale tipo? Dove è più opportuno curare? Dentro o fuori i luoghi della vita quotidiana? In ospedale, in strutture apposite o a casa del paziente? La medicina alle sue origini si recava a casa dell’ammalato e il medico assicurava la sua presenza al letto di chi stava male, nell’ambiente della vita normale. Data la mancanza, all’epoca, di rimedi efficaci, ciò almeno permetteva al paziente di non soffrire anche per l’espropriazione del sentimento di sicurezza garantito dalla famigliarità dei luoghi della sua vita.
sintesi di Alessandro Bruni
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