di Silvio Garattini. Pubblicato in Ricerca e Pratica. Il pensiero scientifico di novembre-dicembre 2022. Focus senilità Focus fine vita
L’aumento della popolazione anziana ha creato nuovi problemi per quanto riguarda la fase finale della vita, visto che la mancanza di prevenzione ha generato rispettivamente 6 anni per il maschio e 8 anni per la femmina di cattiva qualità di vita dovuta a una o più malattie croniche. Questa situazione penalizza i poveri che hanno il 30,2% di cattiva qualità di vita rispetto al 14,8% per le persone benestanti. Inoltre la scarsa natalità modifica la numerosità delle famiglie rispetto al passato. Infatti una famiglia su tre è costituita da una sola persona: il 51% delle donne con più di 75 anni vive sola mentre il 58% dei maschi della stessa età vive a carico delle mogli o compagne anziane.
Tutti questi fattori indicano che, secondo stime attendibili, almeno 400.000 persone abbiano la necessità di cure palliative più o meno intense al termine della loro vita. Contrariamente a quanto si crede non sono solo gli ammalati con tumore che necessitano di cure palliative. In Lombardia, ad esempio, su oltre 25.000 pazienti presi in carico dalle cure palliative nel 2019 più del 22% non ha malattie tumorali, ma malattie neurodegenerative o cardiovascolari. Purtroppo occorre rilevare che, mentre la domanda è alta, l’offerta è bassa con circa 300 hospice in Italia (80 in Lombardia) e circa 600 centri per le cure palliative domiciliari (115 in Lombardia). Il problema si aggrava passando dal Nord al Sud. Negli hospice si assiste spesso a forme di “accanimento terapeutico” che non giovano agli ammalati come dimostrato da uno studio GiViTi (Gruppo Italiano per la Valutazione degli Interventi in Terapia Intensiva) su 84 centri...
sintesi di Alessandro Bruni
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