di Giuseppe Maiolo. Psicoanalista del costume. Pubblicato nel blog dell'autore e in L'Adigetto del 6 dicembre 2022.
Tollerare è un verbo impegnativo che indica la capacità di contenere le reazioni avverse di alcuni alimenti che l’organismo non metabolizza e, per estensione, sopportare i pesi della vita, cioè resistere nelle situazioni difficili e gestire le emozioni spiacevoli. Ma anche accettare le differenze altrui.
In altre parole è tollerante chi usa modalità costruttive, sa ascoltare con partecipazione e osserva con attenzione e, pur con impegno e sforzo personale, è in grado di relazionarsi con rispetto e gentilezza, coopera e condivide anche quando le visioni personali non coincidono o le rappresentazioni della vita sono opposte alle proprie.
La tolleranza va ben oltre le specifiche appartenenze che, come sappiamo, possono riguardare la razza, la lingua, l’orientamento sessuale, le credenze religiose o altro ancora. È un’erba da seminare e coltivare prima di tutto a livello educativo e che riguarda i compiti di tutti, della famiglia, dei genitori, della scuola e della comunità educante.
Molti studi hanno dimostrato che i bambini tolleranti provengono da famiglie il cui stile educativo non è punitivo né repressivo, ma nemmeno permissivo. È caratterizzato da una forte partecipazione affettiva e da una attenta presenza che rassicura, senza essere soffocante, e promuove il rispetto delle regole senza ricorrere a minacce e punizioni severe.
sintesi di Alessandro Bruni
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