di Giuseppe Maiolo. Psicoanalista del costume. Pubblicato nel blog dell'autore e in L'Adigetto del 28 novembre 2022.
Ha sorpreso il ministro della Repubblica che esalta l’umiliazione come riscatto per i bulli e la definisce fattore fondamentale della crescita. Anche le scuse successive con cui ha ammesso di aver usato «un termine inadeguato», non hanno ridotto lo stupore sul l’umiliazione come metodo educativo utile a correggere le azioni violente e inaccettabili di un bullo.
Il sentimento dell’umiltà si forma con una educazione al rispetto e si sviluppa con il senso di responsabilità e la consapevolezza dei propri limiti. Invece l’umiliare è azione mortificante che va a ledere la dignità di chi viene colpito. Non corregge se hai commesso qualcosa di offensivo e non ti spinge a chiedere scusa, ma ti annulla. Non riabilita e non educa: fa sentire sconfitti. Umiliati per l’appunto!
Non fa capire gli errori, ma svuota e impedisce di trovare le risorse per riparare. Per saper dire scusa bisogna essere educati prima o ri-educati, ma non con l’umiliazione. Chi viene umiliato, anche in maniera sottile, con la forza devastante delle parole che feriscono a volte più delle percosse, si sente azzerato nella sua dimensione umana, senza dignità e paralizzato dalla vergogna.
L’umiliazione rischia di essere traumatica e lasciare segni profondi. L'essere umiliati è esperienza emotiva intensa, molto di più della rabbia, in grado di attivare aree corticali per un tempo lungo che può produrre conseguenze traumatiche di vasta portata.
sintesi di Alessandro Bruni
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