di Redazione di Redattore sociale del 2 gennaio 2023.
“Tante volte, davanti a delle notizie o delle ricerche in cui vengono riportati dei dati, si cita (spesso a sproposito, ma questo è un altro discorso) il noto assunto estrapolato dal pensiero di Nietzsche secondo il quale non esistono fatti, ma solo interpretazioni. Un’affermazione che, volendo semplificare il pensiero filosofico a un livello più ‘popolare’, corrisponde al vedere il bicchiere mezzo vuoto o mezzo pieno”. Parte da questo assunto l’Aibi per parlare dell’andamento delle adozioni internazionali e dell’interpretazione dei dati. Si chiede infatti l’associazione: “Perché davanti al dato che indica come su 100 adozioni internazionali quelle finite con una crisi adottiva siano solo 3 si parla solo delle insufficienze’?”.
In 14 anni di adozioni internazionali, solo 926 casi di “crisi”. Il dato in discussione è quello emerso dalla meritoria indagine nazionale sulle crisi adottive voluta dalla CAI e presentata a Firenze nel mese di dicembre 2022. Un’indagine cui hanno aderito 24 Tribunali per i Minorenni su 29 e che prende in esame le misure prese da questi ultimi negli anni dal 2014 al 2018 relativamente ad adozioni effettuate tra il 2003 e il 2016. Il campione, dunque, è molto ampio e diffuso, permettendo una profondità di analisi come mai in passato.
Ebbene, dalla ricerca emerge che su 29.743 adozioni internazionali le crisi adottive sono state 926. Ovvero il 3,1%. Meglio ancora va per le adozioni nazionali, dove le crisi sono state 140 su 9.720 casi (per una percentuale dell’1,4%), anche se lo stesso vicepresidente della CAI ha sottolineato come i dati più attendibili siano proprio quelli relativi al contesto internazionale, mentre per le adozioni nazionali il metodo va “ancora affinato”.
sintesi di Alessandro Bruni
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