di Chiara Ludovisi. Intervista a Daniele Novara, pedagogista. Pubblicato in Redattore sociale del 10 gennaio 2023.
“E' una lettera mitica – dichiara a Redattore Sociale il pedagogista Daniele Novara – E' come se un antropologo fosse entrato nella nostra scuola e l'avesse analizzata, mettendone in luce carenze e mancanze che a me, che faccio questo mestiere, sono estremamente palesi e che segnalo da almeno 20 anni, nell'indifferenza più assoluta. A livello istituzionale e politico, non c'è alcuna reazione rispetto alle segnalazioni tecniche che io e altri facciamo come pedagogisti”.
Ma quali sono, in concreto, i problemi della scuola italiana, tali da mettere "in fuga” questa famiglia? Cosa c'è che non funziona, nel sistema scolastico italiano?
“Esattamente quello che dice la signora finlandese – risponde Novara – In sintesi estrema, prevalgono pratiche puramente inerziali: l'insegnante di oggi fa ciò che faceva il suo insegnante, che a sua volta faceva come faceva il suo insegnante. E c'è addirittura un peggioramento: nelle scuole degli anni '20 c'era un livello di scrittura, per esempio, decisamente superiore rispetto alle prestazioni di oggi. In questa reiterazione passiva, la lezione frontale si fa sempre peggio, perché il metodo è lontanissimo dalle necessità attuali e risulta sempre più inefficace. Usare metodi vecchi in un contesto completamente diverso e nuovo è semplicemente ridicolo. Continuare a far fare dettati vuol dire farli fare sempre peggio”.
Nella lettera si parla di alunni fermi, annoiati, indisciplinati.
“Questa signora ci dice ciò che diciamo da tempo e che già Mario Lodi diceva, amareggiato e preoccupato prima di morire, per il metodo scolastico italiano: gli alunni non vanno bene a scuola perché devono solo ascoltare. La giornata trascorre interamente sulla stessa sedia. Questo è semplicemente agghiacciante – commenta Novara – Io conservo una raccolta di note scolastiche sul tema del non ascolto, che indicano la mancanza metodologica e pedagogica dell'insegnante italiano. Ma non è colpa degli insegnanti – precisa - quanto dell'istituzione che ha la responsabilità della loro formazione e che non offre altro che quello”.
sintesi di Alessandro Bruni
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