di Alessandro Cavalli. Pubblicato in Il Mulino del 9 gennaio 2023.
La fondazione Rocca, insieme all'associazione Trellle, ha pubblicato nel 2012 un ampio studio, sulla base di un numero cospicuo di indicatori statistici, per confrontare strutture e performance della scuola italiana a confronto con altri Paesi, europei e anche non-europei. Si possono nutrire alcune perplessità sulle comparazioni internazionali tra sistemi, ognuno dei quali ha una sua storia; tuttavia, se prese con le dovute cautele, le comparazioni servono appunto per cogliere queste peculiarità e orientare lo sguardo sulle anomalie da cambiare e magari anche su quelle da conservare. A circa dieci anni di distanza, nel 2022, è uscito un nuovo studio: al confronto tra sistemi nazionali si aggiunge il confronto intertemporale, per vedere se nel frattempo è cambiato qualcosa e, se sì, che cosa (il libro è scaricabile dal sito della fondazione e acquistabile dall'editore Giunti-scuola).
Gli indicatori analizzati sono più di 70. Qui mi limiterò a discuterne solo alcuni che mi sembra suggeriscano i temi sui quali dovrebbe essere orientata una politica della scuola che voglia effettivamente riformare un'istituzione dalla quale dipende molto del futuro del Paese. Il primo dato allarmante è che in dieci anni non è cambiato quasi nulla nei deficit strutturali della nostra scuola. Da allora si sono avvicendati una decina di ministri, ognuno dei quali è restato in carica in media un anno, troppo poco per lasciare un'impronta sulla scuola. Ma non è solo una questione di “durata”, quanto piuttosto dell'assenza di un vero dibattito sulla politica scolastica da parte di tutte le coalizioni che si sono avvicendate alla guida del Paese. Voglio indicare solo alcuni problemi cruciali che emergono dai dati di questo lavoro, senza la pretesa che non ce ne siano altri altrettanto importanti.
sintesi di Alessandro Bruni
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